Ascoltando ieri per caso l'ancora splendida voce dell'ultra-ottantenne Tony Bennett, al titolare del blog è tornato in mente un fantastico libro di qualche anno fa, Dino, la biografia «non autorizzata» che il bardo dei reietti statunitensi Nick Tosches dedicò all'esistenza favolosa e tragica di Dean Martin. Non un saggio, né tantomeno un campionario di gossip postumo attorno al divo, il tomo (650 succulente pagg. che scorrono come un fiume in piena) va inteso piuttosto come l'ennesima, imperdibile tessera di quel Grande Mosaico Letterario che gli U.S.A. stanno costruendo da più di cinquant'anni su sé stessi. Questo dotatissimo scrittore (tra l'altro autore di altre meravigliose biografie come quella sul pugile «cattivo» Sonny Liston) utilizza abilmente la parabola del famoso cantante italo-amercano per radiografare un modo di vivere e un'epoca irripetibile e seminale (nel bene e soprattutto nel male), imbastendo con uno stile alla American Tabloid un racconto che è la cronaca inarrestabile della nascita di un mito: figlio di umili emigrati abruzzesi, il piccolo Dino Crocetti viene catapultato nel bel mezzo del palcoscenico planetario grazie al dono della propria voce.
Fascinoso e sornione come molti crooner a lui coevi, Martin era uno sbevazzone incallito e malinconico, capace d'incantare chiunque in ragione d'un irresistibile sguardo da sbruffone. Era anche l'esponente più fanatico e modaiolo del Rat-Pack, il gruppo di allegri ragazzacci dall'ambigua collocazione etico-politica che fecero faville negli anni '50 e '60, e di cui facevano parte, accanto a lui, Dean Martin, Frank Sinatra, Sammy Davis Jr., Peter Lawford e Shirley McLaine - e anche, marginalmente, JFK, per cui il gruppo cantò alla convenzione democratica di Los Angeles del 1960, inaugurando una lunga scia di sudici legami tra politica e show-businness. Tosches pesca nel torbido, delinea ombre e luci del personaggio accendendo al contempo i riflettori sulla immensa anima nera del suo paese: Dean Martin, gigantesco baro dagli occhi consapevoli, sorta di epico cavaliere dal talento ammuffito nell'alcool e nella troppa vita, era conscio che «non ci sarebbe stato posto a Camelot per loro», forse anche per merito del fatto che, con la spudoratezza tipica di chi ha alzato troppo il gomito, la sera della nomination del giovane presidente si ritrovò ad aprire il proprio show lanciandosi in un imbarazzante sermone in cui prometteva di spiegare «le buone cose che la Mafia sta facendo».
Romanzo a suo modo mitologico e imprescindibile documento storico, Dino è la vita di «un santo medievale corretta e ribaltata dalle ombre più fetide dell'intero Novecento». L'avvincente elegia di una star che dalla vita ebbe tanto, troppo, o forse troppo poco. Un grande libro, grazie al quale il nome di Dean Martin s'imprime in maniera indelebile sui gradini dell'Olimpo della letteratura.
Dino - Nick Tosches (Ed. Baldini Castoldi Dalai)
12 commenti:
Groucho Marx aveva scritto una prima volta a Jerry Lewis, consigliandolo di non scindere il dinamico duo con Dean Martin ed una seconda volta - dopo che il crooner ed il comico avevano raddoppiato i loro compensi lavorando da soli - ammettendo che non era mai stato bravo nel prevedere il futuro, come sapeva chiunque ricordasse le sue decsioni borsistiche del '29.
Ora era in una stanza buia seduto davanti a Marlon Brando truccato da Vito Corleone. O viceversa.
Don Marlon stava spiegando il suo punto di vista sull'intera faccenda: - Gli States sono perennemente affacciati sul '29. Sono nati nel sangue , sudore e lacrime di quanti non potevano semplicemente vivere dove erano nati e di quanti semplicemente credevano di avere il diritto di vivere negli States xchè lì erano nati.- Groucho si agita sulla sedia e così si rende conto che di fianco a lui è seduto Dean Martin con in braccio una testa di cavallo. A dondolo. - Hai presente il Piano Marshall? Gli States hanno portato il pane a chi il pane non aveva , a casa loro, attraverso una rete di professionisti della divisione dei pani e dei pesci, capaci, se occorre, di stare muti come pesci -Dean Martin culla la testa di cavallo e le canta My Way, parodiando il tono struggente di Sinatr: praticamente Cary Grant che rigira La Finestra del Cortile interpretando il personaggio di Jimmy Stewart come fosse lo Sherman di Operazione Sottoveste. - La verità è che gli States sono e saranno sempre popolati da tizi con la testa nata altrove pronta a spandere sangue, sudore e lacrime. - La testa di cavallo sorride a Crocetti. E' d'ebano come quella di Sammy D. jr, ma meno scalena. - Mettere le briglie ad un branco selvaggio è possibile solo se hai un piano. Marshall. Cosa Nostra è il Piano Marshall allo specchio, come direbbe Alice. - Groucho capisce che non era il caso di mettersi a questionare sui piani di Martin e Lewis e che Brando ora gli farà una offerta che non può rifiutare, quando entra il Consigliori brandendo una doppietta ed un distintivo da gman. Duvall arresta Corleone, Martin e persino la testa del cavallo esclamando: - adoro l'odore del legno al mattino: odora di vittoria !
@Crepa c'è stato un periodo, decenni fa ormai, in cui ero in fissa coi fratelli Marx. Quando esplose il fenomeno Dylan Dog io ero già arrivato ad odiare Groucho dopo aver letto di come maltrattasse un ormai invecchiato Buster Keaton (a fine carriera, il buon Keaton sopravviveva scrivendo gag per il trio/quartetto). Salvo poi rivalutare Groucho per l'indubbia originalità dell'uomo dietro al personaggio (l'ammirazione di Woody Allen contribuì a farmene rivedere lo spessore artistico e quella di Elliot il talento letterario): per finire la mia breve storia, a diciotto anni mi cucii un perfetto abito da Marx Baffuto e armato di sigaro e e occhialetti feci strage di cuori ad una delle più belle feste in maschera cui abbia mai partecipato :-) so' ricordi che fanno bene al cuore...
Groucho ha dimostrato persino di poter reggere una storia da solo
( otto volte , albetti allegati agli specials annuali, tutti disegnati da Luigi Piccatto e scritti da Sclavi, Barbato ecc ).
Nel crepascoloverso è vittima della Sindrome di Eta Beta ( al suo esordio è un tale successo che la Disney teme eclissi Il Topo x poi sparire come tante mode e lasciarli senza il personaggio portabandiera, quindi lascia il
palcoscenico dopo un pugno di storie - le altre sue incursioni sono opera di cartoonists di altri paesi e non pubblicate negli States ), ma nel mondo reale era davvero difficile che si scrivessero dodici e più storie all'anno con un tasso crescente di surrealtà in cui il personaggio deve sguazzare x funzionare.
A tre gg dal rilancio di Dyd, mi piace pensare che mi piacerebbe leggere una serie in cui l'indagatore dell'incubo è un crooner di origine abruzzese che beve come una spugna nel tentativo di dimenticare l'orrore. Il suo assistente si chiama Kurtz ed è solo una testa calva ed in penombra che gli parla dallo specchio. Testi e disegni di Sam Kieth. O testi di Paul Jenkins e disegni di Jae Lee ( okay, praticamente un remake della serie di Sentry x la Marvel , ovvero una citaz del Miracleman di Moore/AAVV, ma le note sono sette ...)
E se ad indagare l'incubo fosse una coppia chiamata Baldini e Castoldi ? Baldini sarebbe quindi un vecchio soldato ( nel Cap di Lee/Kirby è un fascista armato di una letale sciarpa nel team degli Esiliati dal Teschio Rosso ) che ha visto troppe guerre e ne ha combattuto anche un paio dalla parte che porta alla disfatta e Castoldi un giovane entusiasta che crede che la vita è solo una prima tappa verso la grande avventura. Di Lansdale/Truman/Glanzman.
Oppure la parodia del vecchio soldato che nella guerra ci sguazza a metà tra il colonnello Kilgore di Apocalypse Now ed il Guy Gardner pre punch di Bats della Jla di DeMatteis/Giffen/Maguire. Non mi pare che possa avere il muso cesellato di Rupert Everett. Direi che andrebbe bene Jonathan Banks, ma disegnato da Jon Bogdanove.
Vecchio Rambo sotto acido a caccia di freaks.
Banks dovrebbe avere una assistente fetish chiamata Germanotta Zen con le sembianze di Lady Gaga che interpreta Emma Peel.
Germanotta Anno Zero potrebbe essere il titolo x l'inevitabile spin off che racconta i primi gg del personaggio del sidekick, come gli speciali annuali di DK che raccontano della Kant o di Ginko
" quando Diabolik non c'era " .
@Crepa sei un dannato grafomane :-)
(ti dirò il Groucho cartaceo non lo reggo più di tanto. Apprezzo il guizzo geniale di Sclavi che illo tempore germinò l'idea del pard comico di derivazione cinematografica - malattia che poi non ha smesso di affliggere numerose altre serie Bonelli - ma alla lunga la sua surrealtà si fa ripetitiva. Oddio, eoni fa abbandonai l'intero progetto Dyd per la medesima ripetitività nonostante gli dovessi molto, in termini di stimoli adolescenziali; non so, forse dovrei provare a compulsare la nuova direzione del Robbe, mi dicono funzioni...)
La nuova direzione sarà ufficialmente e totalnmente intrapresa con l'albo che esce in data 27/9/2014 - il 27 del mese è tradizionalmente il giorno di paga, ma immagino sia una coincidenza.
Nel crepascolaverso Dyd ha il volto di Antonio Gades e Groucho è Marty Feldman, come nei famosi model sheets di Claudio Villa pre visione sclaviana di Another Country. Il tono delle storie è sicuramente + cupo ( siamo dalle parti del Francesco Dellamorte di Freghieri nel team up di un vecchio speciale annuale che se non ricordo male si chiama Orrore Nero ).
Francesco Dellamorte nella versione di Freghieri è bello come Corrado Pani e anticipa il Dix di Ambrosini ( che però è una versione di carta di Jem Irons ). Se avessero chiesto a me, sarebbe stato il Cavina dei seventies con lo sguardo di quello del Regalo di Natale del 1984.
Grafomane, temo. Buona serata: è tempo di recuperare Crepascolino dalla scuola materna for gifted youngsters ( una delle commesse all'entrata ricorda persino il Wolverine di Kent Williams, ovvero Neil Young secondo Klimt ). Ciao.
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