Poi scendemmo alla nave, / e la chiglia tagliò il divino mare / drizzammo l'albero e le vele della nave negra, / a bordo portammo pecore e i corpi nostri / carichi di lacrime, e il vento in poppa / ci avviò con panciute vele, / di Circe benecomata arte fu questa.
Poi sedemmo sulla nave, correndo col vento / a vele tese sino a sera. / Spento il sole, ombra sull'oceano, / noi venimmo al limite delle acque profonde, / alla terra dei Cimmeri, e città popolose, / sovra tessuta nebbia fitta, mai strale / di sole la trafigge / nè rotando alle stelle, nè tornando dal cielo, / notte fosca copre quella misera gente.
L'oceano in moto contrario, noi venimmo al luogo / predetto da Circe.
Qui Euriloco e Perimede compiron riti, / traendo la spada dal fianco / scavai il fosso di un cubito quadro; / ad ogni morto spargemmo libagioni, / Idromele, poi vin dolce, acqua con bianca farina.
Poi sedemmo sulla nave, correndo col vento / a vele tese sino a sera. / Spento il sole, ombra sull'oceano, / noi venimmo al limite delle acque profonde, / alla terra dei Cimmeri, e città popolose, / sovra tessuta nebbia fitta, mai strale / di sole la trafigge / nè rotando alle stelle, nè tornando dal cielo, / notte fosca copre quella misera gente.
L'oceano in moto contrario, noi venimmo al luogo / predetto da Circe.
Qui Euriloco e Perimede compiron riti, / traendo la spada dal fianco / scavai il fosso di un cubito quadro; / ad ogni morto spargemmo libagioni, / Idromele, poi vin dolce, acqua con bianca farina.
I Cantos - Ezra Pound (Ed. Mondadori)
[qui un'interessante disamina sul poeta e l'imperdonato appoggio al fascismo]
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