«Una sera me ne stavo a sedere sul letto della mia stanza d'albergo, a Bunker Hill, nel cuore di Los Angeles. Era un momento importante della mia vita: dovevo prendere una decisione nei confronti dell'albergo. O pagavo o me ne andavo: così diceva il biglietto che la padrona mi aveva infilato sotto la porta. Era un bel problema, degno della massima attenzione. Lo risolsi andandomene a letto. Al mattino mi svegliai, decisi che avevo bisogno di un po' di esercizio fisico e cominciai subito. Feci parecchie flessioni, poi mi lavai i denti. Sentii in bocca il sapore del sangue, vidi che lo spazzolino era colorato di rosa, mi ricordai cosa diceva la pubblicità, e decisi di uscire a prendermi un caffe'»
John Fante - Chiedi alla polvere (Ed. Fazi)
5 commenti:
Grande romanzo e grande scrittore... che bei ricordi... sig
@Pegasus: confermo appieno e sopratutto cazzo, che bei ricordi anche per me (sono passati vent'anni da quando lo lessi la prima volta, mado':-(
Beh, per me una decina (mudu!), ma il tempo ci fotte sempre.
@Pegasus: "mudu!" è proprio terrone al 100%, le tue frequentazioni meridionali sono nocive :-)
Ahaha, è tutta colpa di quella barivecchiana di mia suocera! Ormai mi sto trasformando in un topino barese con tanto di slang!
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