Rivisto ieri in occasione del passaggio Rai. A distanza di qualche anno dalla prima visione sul Grande Schermo Galantuomini si conferma opera di grande smalto, a riprova del fatto che nell'abbracciare i codici del genere (in questo caso il melò ancor prima che il noir) l'opera del cineasta anglo-salentino Edoardo Winspeare ci ha molto guadagnato. Messi da parte infatti una certa stanca rappresentazione del «Salento Magico» (quaggiù nel Tacco d'Italia non se ne può davvero più di vedersi ritratti come degli esotici mangiatori di taralli perennemente in preda al morbo della Tarantola) e l'ossessione per la Pizzica che ne avevano caratterizzato gli esordi, in quest'opera del 2008, pluripremiata in giro per il mondo, viene fuori l'indubbia maestria di Edoardo nel posizionare le macchine da presa. Inoltre, nessuno come lui sa fotografare i grandi valloni mediterranei che connotano questa parte di Penisola, illuminandoli della giusta dose di malinconia e fulgore.
La storia s'impernia sulle vicende di Ignazio, Lucia e Fabio, tre bambini che sono stati inseparabili e felici nella Puglia degli anni Sessanta. Nei Novanta si ritrovano adulti tormentati e divisi dalla Sacra Corona Unita. Ignazio è diventato un giudice stimato, rientrato a Lecce dopo aver esercitato la professione nel Nord Italia, Lucia è madre di un ragazzino e braccio destro del boss Carmine Zà, Fabio un appassionato giocatore di biliardo col vizio della cocaina. Al funerale di Fabio, stroncato da un’overdose, Lucia e Ignazio si ritrovano e s'innamorano senza dichiararsi. Durante le indagini sul traffico di cocaina, Ignazio scopre il coinvolgimento di Lucia. Ferito e addolorato dalle bugie della donna e dalla rivelazione della sua vera natura, l’affronta, spingendola suo malgrado alla latitanza. Ma il giudice sedotto e la dark lady hanno ancora un conto d’amore da regolare e da consumare.
L'intensa Donatella Finocchiaro dà vita ad una interpretazione mai sopra le righe, assolutamente plausibile nella parte di una donna-boss a capo di un gruppo della SCU, comandante dei traffici d'armi con il Montenegro, forse arrivata in cima per via di favori sessuali ma cazzuta, capace e dura. Rovesciando radicalmente il luogo comune della donna meridionale vittima (o assassina), l'attrice riesce a tenersi alla larga da qualsiasi civetteria o isterismo, caratterizzando il suo personaggio con una forza nuova, matura, molto pugliese. Stupefacente (almeno per chi scrive) la bravura di Beppe Fiorello, davvero incredibile nella parte di un malavitoso di basso carotaggio destinato al fallimento. Il resto dei comprimari delineano spesso il gruppo di criminali che ruotano attorno al cast portante in chiave profondamente manierata (ma non erano così anche i personaggi secondari dei grandi polar di Melville?)
Scegliendo di raccontare il suo sud in forma di melodramma criminale, Winspeare (anzi, lu Uinspìr, come lo chiamiamo quaggiù) si dimostra cineasta adulto, capace di affrontare sia scene d'azione ricche di pistolettate (si veda la rapina al portavalori) sia i lunghi campi e controcampi dialogati che definiscono la storia d'amore, facendo dell'opera nel complesso un efficace (e popolare) strumento di riflessione sulle molte (troppe) contraddizioni di questa terra. Bravo Edo.
4 commenti:
D'accordissimo sulla chiave di lettura, bel film e grande Winspeare.
Franco GIO
essì, Franco!
Buffo che mentre leggo questo post, sto ascoltando *Don Pizzica*, che fa parte della colonna sonora di SANGUE VIVO, per me il film salentino più vero e meraviglioso, il mio preferito fra quelli di Lu Vispiri :-)
@Clara: anche a me piace molto SANGUE VIVO ma devo dire che GALANTUOMINI ha con il mio modo di intendere il Salento numerose affinità in più (e poi i paesaggi de lu Vispiri sono eccezionali:-))
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