Death Race è lo ha firmato nel 2008 quel talentaccio maranza di Paul W. S. Anderson. Il prodotto, un tripudio di esplosioni e corse davvero succulente per chi ha la passione dei videogiochi o per gli inseguimenti acrobatici, parla di gare automobilistiche tra detenuti in un carcere di massima sicurezza. Come a dire: una roba talmente improbabile che o si decide di spegnere il cervello e ci si abbandona altrimenti niente, meglio astenersi. La vicenda è ambientata in un'altra epoca (è il 2012, mica troppo lontano), ragioni di business motivano la competizione letale (con la tv via cavo l’istituto penitenziario vende la diretta guadagnandoci milionate di dollari) e, a riprova che sono l'azione e l'adrenalina il fulcro della storia, ogni orpello narrativo viene risolto all'inizio da quattro righe di spieghino, senza perdite di tempo. Poi si parte con la gara e l'acceleratore va subito a tavoletta.
Un film di puro intrattenimento, quindi, che va assaporato per ciò che è: incredibili corse in macchina in cui per vincere si può superare, o uccidere, l’avversario. Lo spargimento di sangue è ben visto, fa salire l’audience. Il nuovo duro di Hollywood Jason Statham è perfetto colla sua faccia di tolla nella parte dell'ex-pilota finito dietro le sbarre ingiustamente, la sua fisicità e la sua (non)recitazione sono calzanti con un ruolo che in altri tempi sarebbe stato cucito addosso a un Bruce Willis o su uno Stallone (quest'ultimo tra l'altro col progetto c'entrerebbe, poiché il film è un remake di Anno 2000: La corsa della morte del 1975, diretto da Paul Bartel e prodotto da Roger Corman, con David Carradine e, appunto, un giovanissimo Sly) anche se la storia è piuttosto risaputa: chi vince si guadagna la grazia. Il protagonista impersona il ruolo del pilota soprannominato Frankenstein, morto in realtà in una competizione precedente ma poiché gareggiava col volto celato da una maschera, il buon Statham giunge a sostituirlo sotto copertura. Il film diverte ed è confezionato in maniera impeccabile, ci sono un sacco di strafighe (oddio, che tra le detenute siano tutte modelle risulta davvero incredibile!), e le corse sono pirotecniche e spregiudicate, gustose da leccarsi i baffi. Nota di merito per l'interprete della direttora del penitenziario, Joan Allen, così pulita, bionda e perfettina, in realtà una sadica figlia di puttana. Forte!
2 commenti:
un filmaccio però divertente, fuor di dubbio. Ma forse l'originale era meglio... (anche considerando i pochi soldi a disposizione)
decisamente pochi soldi, il film originale, ma Corman era un maestro nel realizzare roba cult/trash con due lirette!
Posta un commento