C'è un camaleonte chiuso in una teca di vetro che per sopportare la solitudine è costretto a inventarsi di continuo delle storie, a recitare copioni che esistono solo nella sua testa. Ruzzolato fuori dalla macchina dei suoi padroni e finito improvvisamente nel pieno d'un torrido deserto, il suo destino muterà grazie a un vecchio armadillo che parla per metafore: il destino è nell'acqua! Per il camaleonte che si crede un attore sarà l'avvio di un cammino irto di ostacoli e colpi di scena in mezzo a un west arido, crudele e polveroso in cui, a forza di immedesimarsi nel ruolo dell'eroe, scoprirà di esserlo realmente. Gore Verbinski (regista di The ring e Pirati dei Caraibi) realizza - con la complicità della Industrial Light And Magic per la prima volta alle prese con l'animazione - un film davvero stupefacente. Per numerose ragioni. Prima fra tutte quella d'aver pensato e realizzato (con evidente dispendio di mezzi) un prodotto per una volta non tarato per un pubblico di ragazzini, con una miriade di richiami meta-cinematografici e un parterre di personaggi davvero sporchi e viziosi (tra gli abitanti della cittadina di «Polvere» è un tripudio di denti marci, pustole, escrescenze, mutilazioni, moncherini, cicatrici, peli e via rivoltando), ricco di esemplari scene oniriche che non disdegnano di scomodare un Dalì o un Bunuel. Ma tutto il film è un reiterato omaggio all'essenza più vera della Settima Arte: Guerre Stellari, Apocalypse Now, Paura e delirio a Las Vegas, Chinatown e soprattutto il western leoniano (con molte concessioni agli epigoni più validi, Corbucci in primis), col suo irripetibile portato di caratteristi deformi, battute laconiche e spazi sterminati (c'è persino il peone che urla all'eroe «hijo de una gran putaaaa...», prelevato di peso da Il Buono, il Brutto e il Cattivo, ma a un certo punto compare come in un'allucinazione Lo straniero Senza Nome, proprio lui, Eastwood, con tanto di poncho e revolver infilato nel cinturone). Per almeno tre quarti d'ora il film gira alla grande pescando a piene mani nella storia della Frontiera: dal mito fondante sino al disincantato crollo degli eroi. Peccato che nel finale Rango accumuli troppa roba e un po' finisca per sfiatare, debordando e perdendo di solidità. Questo non toglie però che sia uno dei lungometraggi d'animazione più originali, curiosi e peculiari passati nei nostri schermi negli ultimi anni. Assolutamente da vedere. Chapeau!
8 commenti:
Ma porca miseria! Me lo sono perso al cinema ma se è così recupero al volo.
Grande, amico!
Valido, Eddy, validissimo film d'animazione. Se hai amato i rumori, gli spari e le facce di Leone qui li troverai osannati e omaggiati alla ennesima potenza!!!!
e diverte, pure... :-)
Cartone divertente per tutte le fasce di età, dove le poche situazioni comiche per bambini si fondono con i tanti riferimenti cinematografici.
@Fab sei stato troppo «sufficiente» stavolta: a parte i buchi in alcune gag io trovo che il lungometraggio pulluli di amore per il cinema e già questo è straordinario, se poi aggiungi che è impossibile che un ragazzino possa apprezzarlo perché è pieno di metacinema e di cattiverie (muoiono dei personaggi, di continuo,: il falco, il direttore di banca) allora comprendi anche il coraggio del regista che - evidentemente sfruttando il credito ottenuto con i precedenti film - ha giocato l'azzardo. Io lo promuovo a pieni voti...
Non volevo disturbare con commenti fiume:-))...e poi questa volta ero d'accordo su tutto e non avevo niente da aggiungere.
@Fab: ok, scusa avevo inteso non ti fosse granché piaciuto: ma lo sai che quando centra Leone mi scaldo :-))))
Facciamo una serata su Leone? Una di quelle dove io cerco di convincerti che Per un pugno di dollari è da considerarsi cinema artigianale di serie B e tu dici che non è vero:-))
@Fab quando vuoi, io però vengo vestito da Eastwood: con poncho e revolver :-))
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