mercoledì 22 giugno 2011

mi salvo solo se racconto balle...

È purtroppo evidente anche a un pubblico di bocca buona quanto quello di Voglia di ricominciare non fosse un Robert De Niro particolarmente in forma e che l'intero film qua e là suonasse un po' fasullo; ed è un vero peccato, poiché la pellicola in questione (del 1993) era tratta da Un vero bugiardo di Tobias Wolff, eccellente romanzo che magari avrebbe meritato una trasposizione più ispirata. Chi conosce la produzione di Wolff, autore statunitense non allineato, insuperabile stilista delle short stories considerato dalla critica come il più degno erede di Carver e Cheveer, sa quanto sia difficile decodificare l'America che descrive nei suoi libri: una nazione spesso boccheggiante, non di rado straziata, in cui convivono stridendo l'eroismo e la disperazione, il senso di vuoto e l'ambizione di rivalsa. Un vero bugiardo - uno dei punti più alti della sua prosa - ne è l'autobiografia. Interamente ambientata negli anni '50, la vicenda vede il piccolo Toby (nel film interpretato da un giovanissimo Leonardo Di Caprio) rispondere alle brutture della vita - una madre instabile e perennemente in fuga, un patrigno sbevazzone e intrattabile - con un'arma che diventa presto emblematica: mentire! Mentire a tutti i costi, inventarsi universi paralleli per non sprofondare nel baratro (come non leggerci la metafora del mestiere di scrittore?). E grazie a questo suo talento il ragazzino imparerà a viversi il quotidiano non esclusivamente come fuga, ma anzi finirà per acquisire una consapevolezza diversa, una sensibilità propria nei confronti del mondo. Il libro ci restituisce senza infingimenti la difficoltà di crescere di un adolescente problematico, circondato da una realtà adulta piena zeppa di sbrigative toppe. Tobias Wolff vive a New York e insegna alla Stanford University. È autore di romanzi, racconti e saggi. Nel 1994 ha ricevuto il Pen/Faulkner Award per il miglior romanzo per The Barracks Thief, una storia ambientata durante la guerra del Vietnam. Il secondo volume delle sue memorie Nell’esercito del faraone, che narra la sua partecipazione alla guerra in Vietnam, è stato finalista al Booker Prize. Tre dei racconti contenuti in Proprio quella notte sono stati selezionati come i migliori dell’anno e sono comparsi su prestigiose riviste quali il New Yorker e Esquire.

Un vero bugiardo - Tobias Wolff (Ed. Einaudi)

23 commenti:

Alex ha detto...

Evvai Omar! Un altro dei miei autori preferiti, che sta inesorabilmente uscendo dai cataloghi italiani... che tristezza :-( Soltanto Quell'anno a scuola è ancora disponibile,- per chi non l'avesse letto - non lasciatevelo scappare,almeno quello, ne vale la pena!!!


Sono alle prese con il nuovo Lansdale :-)))Spero di leggere presto le tue impressioni...

Un'ultima cosa, anzi due. Forse li avrai già letti, in caso contrario butta un occhio su questi due: Via con me di Castle Freeman, Marcos y Marcos e Fatti fuori di Iain Levison, Instar libri!!! Da leccarsi i baffi...

Magari poi scrivici qualcosa di sgaggio, alla Di Monopoli, insomma:-)

Anonimo ha detto...

@Alex: devo ancora cimentarmi col nuovo Lansdale ma lo faro' presto (oddio ma quanta roba da leggere c'e'?:-)
Non conoscevo invece i due titoli di cui parli, mi informero', intanto grazie mille per la soffiata!!
(Sartoris)

antonio lillo ha detto...

tomas wolff sparisce perchè alla fin fine in italia non lo conosce nessuno (se noti non c'è neppure una pagina di wikipedia a lui dedicata nella nostra lingua, il che è abbastanza indicativo). e non lo conosce nessuno perchè si ritiene che un certo tipo di scrittura (quella di racconti oppure memorialistica, come nel suo caso) non sia commercialmente appetibile... in base a quali criteri o meccanismi si arrivi a tali conclusioni non so, però è anche vero che lì dove il libro viene "spinto" allora vende ugualmente, che siano racconti o no: esempi concreti sono la ristampa dei racconti di cheever (altro autore semisconosciuto al nostro pubblico) da parte di fandango; oppure il rinato interesse per un certo salinger dopo il clamore suscitato dalla sua morte... poi vabbè, il caso più eclatante è proprio quello di carver di cui, se non ci avesse scommesso sopra minimun fax, dubito che oggi molti giovani scrittori italiani potrebbero parlare come maestro indiscusso...

(mi scuso per l'intrusione ma proprio stamattina stavo facendo una ricerca su tobias wolff e mi ha sorpreso la coincidenza, venendo sul tuo blog, di ritrovare anche qui la recensione su un suo libro) :)

Anonimo ha detto...

I racconti figli di un dio minore?
... io credo , invece, che siano come prismi attraverso i quali uno scrittore può far scaturire una luce accecante sulla natura umana, un vero distillato di bellezza letteraria davvero poco apprezzato.

Tobias Wolff è uno dei grandi della letteratura made in Usa. L'ho conosciuto dopo aver letto una sua appassionata postfazione ai tre racconti lunghi di un altro misconosciuto : Andre Dubus.
silvia

antonio lillo ha detto...

è triste perchè in fondo il nostro è uno dei paesi con una storia novellistica fra le più antiche è importanti...

ultimamente ho visto un tentativo di rinnovare l'interesse per il genere del racconto da parte di alcune grandi testate che offrono degli allegati a un buon prezzo... che poi i nomi proposti siano sempre gli stessi è un'altra storia...

Alex ha detto...

Andre Dubus, un altro grande da non dimenticare! Per fortuna Mattioli sembra aver intrapreso la strada giusta, pubblicando con grande cura le opere di questo scrittore,amato dai grandi della letteratura americana - Yates, Joyce Carol Oates, Stephen King, tanto per dirne tre-(l'ultimo, Voci dalla luna è strepitoso), ma poco o niente conosciuto da noi. Perchè Dubus, Carver,Cheever, Tobias Wolff,(che lo considera suo maestro) e Richard Yates, non si prestano alle mode del momento, ma danno un senso profondo al valore della scrittura. La loro è LETTERATURA! Questi scrittori, una volta letti, non ti abbandonano più!!!

Leggerli poi è una vera pacchia:-)

sartoris ha detto...

Ehilà ragazzi, che frequentatori colti e stimolanti ha questo blog!!!

@Lillo: avevo cercato senza successo il tuo indirizzo mail (non vado su FB) solo per farti i complimenti, ho letto le tue poesie e ne sono commosso, per quel che può valere sappi che mi hai emozionato!!! (clap clap clap)

@Silvia: appoggio tutto (Cheever, cazzo, cosa mi hai ricordato: da quanto tempo nessuno parla più di Cheever, in ITalia?)

sartoris ha detto...

Ah scusa ALex, su Cheever eri tu (confusione da scirocco, oggi qui ci sono 35 gradi:-)

sartoris ha detto...

Lode a Mattioli per Dubus, comunque, chissà se riuscirà a venderlo bene... (c'era una recensione assai speciale su TTL, sabato)

Anonimo ha detto...

Concordo, Voci dalla luna è veramente strepitoso!

Leggere i racconti degli scrittori succitati è un cavalcare il tempo per regalare nutriente cibo all’anima: una lunga, affascinante cavalcata che da Hawthorne arriva fino a Breece D'J Pancake e oltre :-)
silvia

Alex ha detto...

@Omar: scuse accettate, ma ricorda di dare ad Alex quello che è di Alex!:-)

@Silvia: d'accordo anche su Pancake! Ancora non era stato pubblicato da Isbn, quando in un'intervista l'ormai ex scrittore J.T. Leroy lo citava come uno dei suoi numi tutelari! Apro un'ennesima parentesi per affermare che nonostante la vicenda sulla falsa identità con quel che ne conseguiva, del sopra detto Leroy, a me i suoi libri erano piaciuti, chiusa parentesi:-)

Sempre a proposito di racconti, tanto che ci siamo, ricordiamoci anche di Amy Hempel, che a ragione Palahniuk considera la 'dea degli scrittori'.
Mondadori ha pubblicato nel 2009 in un unico volume tutte le sue raccolte con il titolo Ragioni per vivere... Da leggere e rileggere!

sartoris ha detto...

Su Pancake mi trovate d'accordissimo: ne ho scritto sul blog tempo fa e secondo me è struggente e poderoso, un grande morto troppo presto...

(Alex, JT Leroy sono d'accordo in parte nel senso che confermo la bravura ma alla luce del caso studiato a tavolino risulta difficile non marchiare di un alone "farlocco" anche la sua ricerca letteraria) (ottimo argomento, comunque, si potrebbe scrivere un post:-)

antonio lillo ha detto...

grazie :)

Anonimo ha detto...

@ Alex
La Hempel ce l'ho:-)
*Ragioni per vivere* è un vero libro da comodino( sempre eccellente la traduzione della Pareschi).
Secondo me se la giocano alla pari lei e la Munro ma il ritmo della Hempel è da sballo! Avrebbe avuto qualcosa da insegnare anche a Gordon Lish...
silvia

Leggete e fate leggere *Ragioni per vivere*

Grazie a tutti voi

sartoris ha detto...

@Silvia, ribadisco il concetto: anche la tua biblioteca è decisamente vasta e io comincio sinceramente a invidiartela!!! (grazie a te per i consigli sempre preziosi)

Alex ha detto...

Ebbrava Silvia allora! :-)

@Omar: Scrivi, scrivi, che poi noi leggiamo! Magari sulle autobiografie vere, presunte o del tutto inventate, mettici qualcosa anche su James Frey. Anche In un milione di piccoli pezzi - smascherato come pura invenzione!? - a me era piaciuto un casino!

Luca Conti ha detto...

Ricordo (soprattutto a Omar) che Andre Dubus e James Lee Burke sono parenti stretti (cugini di primo grado). Una famiglia di genio, direi.

Alex ha detto...

@Luca Conti:Allora in questo caso il sangue NON è randagio:-)

Amando (in senso letterario) alla follia James Lee Burke, io lo sapevo:-)

C'è qualche remota speranza di vedere tradotti, meglio se da te, Heaven's Prisoners e Black Cherry Blues? Da quel che si legge in giro, semrerebbe di no! :-( PURTROPPO

P.S. COMPLIMENTI per l'ennesimo, fantastico lavoro su Lansdale!!!

Anonimo ha detto...

Quel LUCA CONTI?!?

Complimentissimi a te e a tutta la meravigliosa famiglia dei traduttori, artisti spesso ingiustamente dimenticati, come se i libri potessero tradursi per puro atto di magia.
silvia (con gratitudine)

Luca Conti ha detto...

Grazie a tutti delle belle e gentili parole:-)

Alex: da qualche tempo sto disperatamente cercando di far prendere Burke a qualche altro editore, ma tutti quanti fanno orecchie da mercante. Combatterò fino all'ultimo, ma non è facile.

Silvia: puro buon senso (come direbbe Kit Carson!). "I libri non si traducono da soli" è uno slogan che, per quel che vale, mi vanto di aver inventato io e che. con grande soddisfazione, vedo sempre più adottato nelle sacrosante rivendicazioni dei colleghi.

sartoris ha detto...

@Luca: sono cugini? Mi sembra di ricordare di aver letto qualcosa al riguardo, ma non avevo registrato la notizia. Ora che me la confermi devo dire che suona molto bene, con quel che di fatalista che scalda il cuore (e fa felici noi appassionati)!!!

PS visto che emozione suscita il tuo ingresso in campo? Te lo vado ripetendo da un po': è come se attraverso di te gli amanti della letteratura d'un certo tipo entrassero in contatto direttamente coi loro idoli... una responsabilità cui rispondi in maniera eccelsa col tuo rispettoso e professionale lavoro sulla lingua dei nostri beniamini.
(...qua finisce che fa più figo fare il traduttore che lo scrittore:-)

Boh non so mah ha detto...

Azz... che movimento questo post... non ho mai letto questo autore ma in compenso vado OT e abbasso il livello della discussione e ti dico che il mio post è online!

sartoris ha detto...

@eddy, grazie fratello, domani lo link a questo blog :-))