Un giorno di fuoco è la seconda delle tre antologie di racconti scritte dall'immenso Beppe Fenoglio - pubblicata postuma - la cui caratteristica peculiare consiste nella pressoché totale assenza di sentimentalismo a sostegno di una lucida rievocazione delle proprie radici: Caterina del Freddo data in sposa bambina, il fatto di sangue di Pietro Gallesio, la torma di contadini statuari e silenti come monadi sotto il sole, le donne incartapecorite, i preti di ripiego senza più alcuna fede, e sullo sfondo il paesaggio brullo e ingeneroso delle Langhe, la terra che unisce queste storie impossibili da amare, impossibili da odiare, impossibili soprattutto da dimenticare. Tra cronaca attenta e dolorosa nostalgia, questo gruppo di storie compone una piccola mitologia portatile di un Piemonte ormai inghiottito dalle spire della contemporaneità. Implacabile despota che esige inesorabilmente un tributo, la «natura» - già ossessione delle pagine di questo Monumento Letterario Nazionale sin dai tempi de La malora - é un opprimente richiamo non solo nei confronti di chi le fa resistenza, ma anche di chi accetta di subirla, poiché i volti dei protagonisti deteriorati dal tempo paiono sopportare una sofferenza atavica e inintellegibile, figlia di un destino legato a doppio filo con la materia stessa di cui è composto l'essere umano. Una liaison che emerge palesemente nelle figure delle donne che abitano questi racconti: al contrario dei cliché della letteratura tradizionale contadina, dove le donne vengono rappresentate come granitici numi tutelari della casa - costituendone obbligati punti di riferimento - nel contesto dei racconti di Fenoglio, invece, esse incarnano, proprio in virtù della natura possessiva del rapporto con il loro uomo, un'entità sì cardine ma al contempo castrante, avviluppate al punto da tramutarsi in vecchie megere sterili come viti secche, che si concedono ai preti e che si chiudono entro le mura domestiche precludendosi il contatto col mondo esterno (si pensi alla zia de Un giorno di fuoco o alla moglie di Maggiorino ne Ma il mio amore è Paco).
E poi la terra avara, il lavoro dei campi che consuma l'uomo nel fisico e ne contunde lo spirito, piegandone la volontà. I giorni che scorrono derubando alla vita porzioni sempre più consistenti di illusione e speranza. Nella descrizione di questo piccolo mondo antico (e universale) non c’è pietà, né compassione: il realismo crudo che sorregge l'opera del Fenoglio più maturo è al tempo stesso un poetico atto d'amore verso la sua terra e una riflessione acutissima sulla transitorietà del dolore nelle cose umane. Semplicemente spettacolare.
E poi la terra avara, il lavoro dei campi che consuma l'uomo nel fisico e ne contunde lo spirito, piegandone la volontà. I giorni che scorrono derubando alla vita porzioni sempre più consistenti di illusione e speranza. Nella descrizione di questo piccolo mondo antico (e universale) non c’è pietà, né compassione: il realismo crudo che sorregge l'opera del Fenoglio più maturo è al tempo stesso un poetico atto d'amore verso la sua terra e una riflessione acutissima sulla transitorietà del dolore nelle cose umane. Semplicemente spettacolare.
Un giorno di fuoco - Beppe Fenoglio (Ed. Einaudi)
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