Anni '70. Dal suo nascondiglio segreto nel bel mezzo del Brasile, Josef Mengele, medico criminale nazista e torturatore di Auschwitz, sta organizzando la più grandiosa e incredibile cospirazione mondiale per riportare la razza ariana al potere. Il suo piano prevede l'uccisione di novantaquattro uomini di mezza età, pensionati o con un impiego di scarso prestigio, nessun legame tra loro e residenti in varie nazioni del mondo. Yakov Liebermann, «cacciatore» di nazisti, casualmente viene a conoscenza di questo progetto; per lui inizia così una corsa contro il tempo per fermare i sicari e soprattutto per capire il vero scopo di Mengele. I ragazzi venuti dal Brasile, scritto in modo asciutto - oseremmo dire elementare - ma efficace da Ira Levin, è un piacevolissimo romanzo noir condito d'inquietanti elementi di fanta/politica. Nonostante sia stato concepito nel 1967 questo libro affronta tematiche che ancora oggi risultano assai controverse: ossia la manipolazione genetica e gli effetti della sua sperimentazione (un tentativo di clonare il Grande Dittatore in questo caso). La struttura narrativa del romanzo, concentrata in soli 8 capitoli, alterna come in una partita a scacchi le mosse del protagonista (Liebermann) con quelle del suo antagonista (Mengele), fino all’inevitabile confronto finale in un crescendo di suspense. Se è vera la massima di Alfred Hitchcock secondo la quale «più è riuscito il cattivo, più è riuscito il film», allora I Ragazzi venuti dal Brasile deve la sua riuscita proprio al modo in cui l’autore tratteggia Joseph Mengele. Folgorante l’avvio nel quale questo signore elegante, di bianco vestito e dai modi cortesi e un po' affettati, si trasforma impercettibilmente in una belva nel corso di quella che sembra un'innocua cena tra amici in un ristorante giapponese.
Nel 1978 il romanzo venne tradotto in una discreta pellicola diretta con mano ferma da Franklin J. Schaffner. Il personaggio del cacciatore di nazisti (nel romanzo di Levin il cacciatore si chiama Yakov e non Ezra) interpretato con consueta maestria da Laurence Olivier è ricalcato sulla figura di Simon Wiesenthal, mentre il dottor Mengele è un inarrivabile Gregory Peck nel suo primo (e unico) ruolo da cattivo!
I ragazzi venuti dal brasile
di Ira Levin - (Ed. Mondadori)
2 commenti:
Bel libro e grande film. Peccato sia finita la scuola! Non sono riuscita a farcelo stare...
Mi piaceva fare vedere come il Gregory Peck del Buio oltre la siepe si trasformava in Mengele...
(così avrebbero finalmente capito: in prima media mi hanno detto che la figlia dell'avvocato nel Buio oltre la siepe era proprio somigliante a suo padre Gregory Peck)
@Maddai Annalisa, non credo ai miei occhi, sono tornato sul blog dopo quasi tre giorni di blocco totale del collegamento internet, ho quindi rintuzzato un po' il parco dei post ricicciando un vecchio pezzo su I RAGAZZI VENUTI DAL BRASILE dove compariva un tuo commento e non faccio in tempo a cancellarlo che tu lo riscrivi praticamente uguale, ma sei un mito!!!! (per la cronaca, anche a me colpirono parecchio sia libro che film, e Peck in versione cattiva fa davvero impressione:-))))
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