Fa impressione vedere un film con De Niro arrivare nel Belpaese direttamente in dvd, manco fosse l'ennesima boiata horror-splatter targata Asylum. Vero è che l'immenso credito che l'attore ha conquistato nei confronti del pubblico a suon d'interpretazioni assolutamente maiuscole nel ventennio tra i Settanta e gli Ottanta - e qualche perla nei Novanta (Heat, la sfida era oggettivamente un film coi controcazzi, ma lì c'era Michael Mann in cabina di regia e questo di per sé spiega tante cose) - è oggi pericolosamente calato sino ai limiti del tollerabile per via delle numerose, scellerate partecipazioni da parte del vecchio Bob a progetti davvero indegni (il recente Manuale d'amore 3 nostrano, per dirne una). Riguardo a quest'ultimo Stone (2010), diretto da John Curran, la critica ha parlato d'un film di sicuro non indimenticabile, riconoscendo però al divo di Taxi Driver la sua forma migliore, quella meno gigiona e più impegnata nello scandaglio del lato oscuro dell'animo umano. La pellicola vede protagonista anche il sempre valido Edward Norton (che torna con De Niro dieci anni dopo The Score, altro progetto raffinato quanto imperfetto del quale si ricorda soprattutto lo sfacelo provocatorio di un Marlon Brando ormai al tramonto) cui si aggiungono una bella e funzionale Milla Jovovich nonché l'efficace Frances Conroy (era la mamma dei Fisher nella serie Six Feet Under). De Niro impersona Jack Mabry, ufficiale incaricato di garantire la libertà sulla parola dei carcerati. Un uomo pacato, silenzioso e di saldi principi, convintissimo che una mela marcia rimarrà sempre tale. A poche settimane dalla pensione gli viene assegnato il caso del piromane Gerald «Stone» Creeson (appunto, Norton), ma il rapporto tra i due non gronda simpatia: così, per assicurarsi un incentivo sulle sue possibilità d'uscita dal gabbio, il detenuto spinge la bella moglie Lucetta (la Jovovich) tra le braccia di chi lo dovrebbe giudicare. Da qui in poi il film s'inoltra negli abissi della corruzione, mostrandoci la lenta ma inossidabile caduta dell'ufficiale lungo il crinale del tradimento e della rimessa in discussione dei propri valori dogmatici, con un De Niro effettivamente mai sopra le righe, capace di rendere plausibilmente l'avanzare del dubbio, e un Norton abbastanza convincente nel ruolo del detenuto machiavellico pronto a sfidare le monolitiche certezze dell'avversario (forse un po' troppo schizzato, però, sarà che a Norton queste interpretazioni a tavoletta pigiata sono sempre piaciute). Quello che non regge e mina l'intera operazione è la visione d'insieme: il regista è abile nel comunicarci l'atmosfera compressa e un po' viziata della vita del personaggio di De Niro, con un bell'attacco che mostra la giovinezza - già compromessa da una volontà autodistruttiva - della sua vita coniugale, però poi un po' si perde dentro mille rivoli teoretici che mai veramente conducono ad uno scontro (che invece si presagiva memorabile) tra le due personalità al centro della storia. Film valido e da vedere, senza ombra di dubbio, ma che lascia uno strano sapore amarognolo in bocca per il potenziale mal sfruttato.
2 commenti:
A me è piaciuto abbastanza, anche se riconosco che non è impresa facile trarre bei film da lavori teatrali (come in questo caso).
infatti risente parecchio di una impostazione teatrale, Luca, comunque ha delle cose buone, lo ammetto...
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