«Un incidente ha messo fuori uso i tendini, ma io lontano dal mare non resisto - dice sorridendo, la faccia arsa dal sole - perché è la mia vita. Il pescatore fu operaio. Il metalmezzadro tarantino. Lasciai l’Italsider nell’87. Ho rimpianto lo stabilimento siderurgico per quel senso di fratellanza tra compagni di lavoro. Eravamo sulla stessa barca. Tutti a remare nello stesso senso -. Perché il mistero del metalmezzadro, o del pescatore che si fece operaio, resta tutto ancora da scoprire. Quale grande inclinazione permetteva a questi uomini, della terra e del mare, di mostrare una così grande versatilità nel lavoro meccanico? La mano? L’occhio, appunto, che rubava il mestiere? La versatilità traccia di uno spirito artigiano? La pazienza e la fame?»
Invisibili
Fulvio Colucci, Giuse Alemanno
(Ed. Kurumuny)
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