John Dann MacDonald (1916-1986) fu scrittore decisamente prolifico, capace di spaziare con nonchalance tra i generi (la sua produzione include infatti numerosi libri di fantascienza, alcune ottime sceneggiature per il cinema e una miriade di romanzi suspense e crime-novel di diversa estrazione). In giovinezza, nei primi quattro mesi dal suo ritorno dalla guerra, si concentrò completamente nella scrittura di racconti brevi, maturando circa 800.000 parole e mettendo a segno 20 romanzi nel giro di poche settimane. La rivista Dime Detective accettò alcuni racconti dietro compenso, dando vita a un fenomeno che portò in breve lo scrittore sulla cresta dell'onda. I suoi romanzi vendettero diversi milioni di copie e MacDonald finì col diventare un autore di grido: ad esempio, si deve a lui la creazione della popolare serie Travis McGee, ma il suo romanzo più noto in Italia è sicuramente The Executioners (Il carnefice), poderoso giallo il cui script è alla base dei due film intitolati Cape fear (il primo, del 1962, a firma Jack Lee Thompson e il secondo, del 1993, by Martin Scorsese).
La trama è universalmente nota: dopo 14 anni di carcere, un sadico stupratore terrorizza a fuoco lento la famiglia dell'avvocato difensore che al suo processo l'aveva tradito. La fascinazione perversa per questa storia semplice ma in fondo eterna nasce dalla sottile, insinuante simpatia che, nonostante tutto, il lettore è portato a provare per il criminale ancor prima che per la vittima, moralmente eccepibile tanto quanto il primo (e la versione filmica di Scorsese ci marciò parecchio, su questa ambiguità), almeno fin quando nel finale la violenza, dapprima latente, deflagra con isterica e magniloquente frenesia. Sulla carta lo scrittore dosa sapientemente la costruzione drammatica nell'alternarsi di tempi concitati e tempi quieti, lasciando intatta la vibrante potenza di una vicenda che parte da un impianto classico e quasi manicheo (il cattivo di là, i buoni di qua) per modularsi gradualmente in svariate nuances cromaticamente sempre meno definibili. Affascinante. [dati: wikipedia]
La trama è universalmente nota: dopo 14 anni di carcere, un sadico stupratore terrorizza a fuoco lento la famiglia dell'avvocato difensore che al suo processo l'aveva tradito. La fascinazione perversa per questa storia semplice ma in fondo eterna nasce dalla sottile, insinuante simpatia che, nonostante tutto, il lettore è portato a provare per il criminale ancor prima che per la vittima, moralmente eccepibile tanto quanto il primo (e la versione filmica di Scorsese ci marciò parecchio, su questa ambiguità), almeno fin quando nel finale la violenza, dapprima latente, deflagra con isterica e magniloquente frenesia. Sulla carta lo scrittore dosa sapientemente la costruzione drammatica nell'alternarsi di tempi concitati e tempi quieti, lasciando intatta la vibrante potenza di una vicenda che parte da un impianto classico e quasi manicheo (il cattivo di là, i buoni di qua) per modularsi gradualmente in svariate nuances cromaticamente sempre meno definibili. Affascinante. [dati: wikipedia]
Cape fear - John D. MacDonald (Ed. Mondadori)
3 commenti:
Una delle mie prime letture consapevoli, una di quelle dell'epoca in cui mia madre era iscritta all'Euroclub, non so se sai di cosa sto parlando, uno/due libri al mese, etc...
Il libro deve essere ancora sepolto da qualche parte nella mia libreria.
Euroclub diavolo! Quanti ricordi... ho l'immagine di mia mamma buonanima che alza il telefono per cantargliene quattro, visto che si ostinavano a inviare costosi libri a un ragazzino che non capiva quale fosse il budget familiare :-)
Si è vero, per dare disdetta mio padre dovette minacciare azioni legali :)
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