Nella torrida e polverosa afa d’agosto una notizia appena sussurrata squarcia il torpore che avvolge gli abitanti di Monte Svevo: Nando Pentecoste detto Manicomio ha saldato il suo conto con la giustizia e sta tornando a casa. Non è affatto una buona notizia per il paese, quattro case cresciute all’ombra degli stabilimenti industriali di Taranto e Brindisi, dove un tempo la Sacra Corona Unita regnava indisturbata. Oggi Monte Svevo si regge su un delicato ed effimero equilibrio fondato sull’omertà, sulla piccola corruzione e sul malaffare locale. Basterebbe una parola per far crollare tutto. Magari parte di si è fatto cinque anni di galera per coprire l’omicidio di un ispettore che, ficcato il naso nella fogna degli affari locali, aveva scoperto fino a che punto puzzassero. Nando Manicomio sta tornando a casa per riscuotere ciò che gli spetta: nessuno a Monte Svevo ha idea di quanto siano alti gli interessi da pagare…
Tra i buoni propositi per il 2011 avevo sbandierato l’intenzione di dedicare più spazio agli autori nostrani: un po’ perché, per un motivo o per l’altro, li ho sempre (colpevomente?) snobbati, un po’ per pura e semplice curiosità campanilistica. Voglio toccare con mano il loro valore, verificare da me a che punto è la nostra scrittura. Sono stato fortunato: la mia incursione nella “nuova” narrativa italiana non sarebbe potuta iniziare meglio [continua qui]
2 commenti:
Grazie!
Ma grazie a te, Ratto.
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