«[...] Terzo - e forse conclusivo, chi lo sa? - atto per lo scrittore manduriano Omar Di Monopoli. Dopo Uomini e cani e Ferro e fuoco, con La legge di Fonzi si chiude idealmente la trilogia 'orecchiette western': il bilancio è più che lusinghiero. I romanzi sono infatti vere e proprie perle di originalità stilistica e narrativa. In un mondo dell'editoria dove anche i grandi nomi paiono appiattiti sempre più verso una scrittura poco incline all'ispirazione e molto alla commercializzazione, fa piacere leggere giovani talenti - e particolarmente piacere al sottoscritto che questa Nouvelle Vague molto attinga proprio dal tacco d'Italia - del calibro di De Cataldo, Lagioia, Argentina, Desiati, Carofiglio, D'Attis, D'Amicis. Tutti capaci a modo loro di creare uno stile originale per comunicare e raccontare il Mezzogiorno e non solo. Il sud di Di Monopoli non si piange addosso, non si lagna, non s'inzuppa nel folklore da macchietta. È un sud arrabbiato, sabbioso e torrido come solo i western di Leone sanno essere, arruffone e cinico come il sud raccontato da certo cinema di Rubini, corrotto e marcescente come la Gomorra di Saviano. Stile impeccabile - spesso utilizzando un dialetto curato e mai incomprensibile -, trama avvincente e scorrevole, personaggi tutti caratterizzati al meglio in una costruzione corale ampia e serrata. Tutta l'architettura organizzata da Di Monopoli regge a meraviglia, ricordando per costruzione corale e struttura narrativa lo Steinbeck de La corriera stravagante. Un libro che alla fine ti marchia, lasciandoti addosso gola arsa da sale, scirocco e polvere afosa.»
2 commenti:
"Sabbioso e torrido" (oltre che ben scritto): è proprio quello che ci vuole per descrivere la sensazione che si prova aprendo quei libri.
grazie Annalisa, i tuoi apprezzamenti (centellinati e mai invasivi) rinfocolano il mio Ego :-)
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