Dopo averlo scansato per anni, al titolare del blog è capitata la (s)ventura d'incappare in Disturbia (2007), scialba rivisitazione da venti milioni di dollari de La finestra sul cortile. La storia, sparigliando e ammodernando malamente le carte in tavola, si discosta veramente di poco dal modello primario: dopo un cazzotto sferrato a un professore, il giovane arrabbiato Kale (Shia LaBeouf, neodivo antipatico ma assai dotato di Trasformers nonché del quarto Indiana Jones) è costretto dalla polizia agli arresti domiciliari. Intrappolato in casa e monitorato dagli agenti per mezzo d'una cavigliera elettronica, il teenager passa il tempo a ficcanasare col binocolo nelle vite dei vicini: dalla coetanea Ashley (Sarah Roemer, in Sicilia altrimenti definita un bel pezzo di sticchio) all'ambiguo signor Turner (l'umbratile David Morse). Scrutandone le gesta, il ragazzo si fa convinto che quest'ultimo sia un efferato killer.
A differenza dell'inarrivabile Hitchcock, un maestro abbondantemente saccheggiato con la scusa della citazione, il film di D.J. Caruso galleggia sulla superficie del genere, senza indurre nella benché minima riflessione circa il voyeurismo dello spettatore (il tema si prestava) né tantomeno allargando il discorso sull'occhio della cinepresa più in generale (e 'sti cazzi!). Tutto procede in maniera abbastanza telefonata e soporifera nonostante i ripetuti colpi di scena (unico sussulto quando subentrano le adolescenziali forme della Roemer, la cui muliebre intromissione nella cameretta del protagonista ha ricordato al titolare personali esperienze giovanili ormai morte e sepolte sotto decenni di disincanto: si nasce e si muore soli, e certo in mezzo c'è un bel traffico, diceva Paolo Conte!). David Morse sembra impegnarsi con convincimento nel tentativo di rinverdire la sinistra cappa di mistero che aleggiava sul dirimpettaio impersonato da Raymond Burr nella pellicola originale, ma le sue capacità attoriali sono quel sono e perciò si finisce a seguirne le trite vicissitudini con inerzia da lobotomizzati e quando i titoli di coda cominciano finalmente a scorrere sullo schermo li si accoglie come una manna impagabile. Tarato per un pubblico di sedicenni della sterminata provincia statunitense (come gran parte del cinema mainstream occidentale, dannazione!) Disturbia è davvero una beffa che non si perdona a Spielberg (qui in veste di acuto produttore: il film ha fatto sfracelli il botteghino. Chiamalo fesso, lo Steven!)
4 commenti:
Saccheggio senza ritegno.
senza ritegno ci può stare, ma almeno farlo con arte: macché!
Questo mi manca - rimedierò, perché mi incuriosisce comunque - ma, per dire, Salton Sea (sempre di Caruso) non era affatto male, anzi. Chissà cosa gli è preso, forse aveva mangiato pesante :-)
@Luca: ma infatti, Salton Sea era ok... la questione secondo me ha a che vedere con le grandi produzioni, il target di riferimento che - come dico nel post - è sempre un ideale di giovane decerebrato e questo ammazza tutto, anche il talento di registi dotati...
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