Chiunque si ponga dinanzi ad Hatchet (2006) appellandosi alla plausibilità della trama oppure alla semplice costruzione dei personaggi non potrà che venire assalito da un profondo moto di sconforto (quando non di assoluto ribrezzo) perché la pellicola - girata al risparmio da tal Adam Green, un appassionato di effetti speciali cresciuto a pane e splatter anni ’80 - è né più né meno di quello che promette la tagline pubblicitaria: un horror americano vecchio stampo con spassosissimi momenti ultra-gore. Ecco allora che Hatchet, delirante e assai basico film de paura, visto con l'occhio del fan sfegatato diventa come niente un gioiellino pressoché perfetto nella sua genuinità essendo intriso del giusto dosaggio di humour, emoglobina, efferatezze da applauso e citazioni dai classici: un prodotto quindi destinato esclusivamente alla platea - foltissima - dei cultori dell'horror, che non a caso hanno riempito le sale dei cinema di mezzo mondo affollandole dei loro rutti, strilli e apprezzamenti rumorosi (in ossequio alla tradizione del genere, infatti, qui il dispiego di tette mostrate è notevole quanto insensato - oddio, un paio di tette, in fondo, un senso ce l'hanno sempre!).
Lo svolgersi degli eventi che cadenzano la pellicola vede il proprio epicentro in Louisiana, a New Orleans, dove il giovane Ben, il compagno Marcus e alcuni loro amici hanno deciso di darsi alla pazza gioia dei festeggiamenti del carnevale. Ben però è stato appena mollato dalla sua ganza e preferisce quindi abbandonare il gruppo per partecipare ad un tour notturno nei luoghi più misteriosi ed inquietanti della vicina palude. Marcus decide controvoglia di non lasciare l’amico da solo e perciò gli si mette alle calcagna: i due si fiondano in un piccolo negozio dove si uniranno ad altri sei turisti: una bella ragazza di poche parole, una coppia di attempati coniugi in vacanza ed un sedicente regista di film hard con videocamera e coppia di porno-attrici al seguito. Il gruppo, guidato dall'asiatico Shawn, decisamente poco avvezzo al suo mestiere, raggiunge in bus la palude per poi salire nottetempo sull’imbarcazione che s'avvierà per il suo giro ignorando i divieti che hanno reso quel tratto di palude keep-off. Proprio dopo aver transitato davanti ai ruderi della casa di Victor Crowley, sventurata creatura deforme caduta per un colpo d’accetta in pieno viso e che si vocifera circoli ancora per la palude in cerca di vendetta, la barca s'incaglia e in pochi minuti affonda, lasciando il gruppo isolato nel bel mezzo della palude. Ben presto i sette scopriranno che le storie che si raccontano sul mostruoso Victor Crowley non sono esattamente delle panzane da 'racconto di mezzanotte'.
La location paludosa e muffita scelta dal regista è assolutamente perfetta per l'abbisogna e il cattivone di turno - con una quintalata di make-up addosso che lo fa somigliare ad una via di mezzo tra Elephant man e Sloth de I Goonies - non avrà il carisma di un Jason Voorhees ma si fa apprezzare per la sua ripugnante brutalità e quanto a capacità di squartamento non è secondo a nessuno (tra l'altro, aderendo perfettamente allo stilema del filone, come il villain di Venerdì 13 anche per questo serial-killer non si capisce bene la motivazione del perché stermini chiunque gli capiti a tiro con tanta virulenza). Tra le chicche del film doppio cameo di Robert Englund (dal mitico Nightmare) e Tony Todd (direttamente da Candyman), mentre Victor Crowley è interpretato da Kane Hodder, lo stunt che ha impersonato Jason in vari capitoli della saga di Venerdì 13. Rigorosamente per aficionados.
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