S'intitola il sesso del terrore e l'ha scritto Susan Faludi, scrittrice, giornalista e baluardo del femminismo statunitense che nel 1991 si beccò il Pulitzer grazie alle sue inchieste sul Wall Street Journal.
In questo saggio - il più originale e provocatorio esame sul dopo 11 settembre - l'autrice analizza la risposta psicologica del paese all'attacco di quel fatidico giorno utilizzando l'acume del proprio sguardo affilato per focalizzare l'attenzione sull'intreccio tra media, politica e cultura popolare e le contraddizioni insite in questo morboso rapporto.
Perché, si chiede la Faludi, un attacco al dominio globale americano ha ingenerato nei suoi connazionali un'isterica chiamata ai valori tradizionali e una conseguente esortazione al ripristino della triade «uomo perfetto, matrimonio e maternità»? Perché i mezzi di comunicazione hanno reagito all'evento catastrofico come se i dirottatori non avessero colpito edifici commerciali e militari, ma il cuore stesso della famiglia e della vita domestica? Perché un attacco alimentato dall'odio dell’emancipazione occidentale ha portato ad una fissazione regressiva sulla femminilità modello Doris Day e ad un ripristino della mascolinità alla John Wayne, con donnine dalle labbra tremanti e spavaldi presidenti pistoleri (sintomatico, tra i tanti, il caso del salvataggio di una donna soldato compulsivamente letto come quello dell'«indifesa bambina» del film Sentieri Selvaggi)?
In questo saggio - il più originale e provocatorio esame sul dopo 11 settembre - l'autrice analizza la risposta psicologica del paese all'attacco di quel fatidico giorno utilizzando l'acume del proprio sguardo affilato per focalizzare l'attenzione sull'intreccio tra media, politica e cultura popolare e le contraddizioni insite in questo morboso rapporto.
Perché, si chiede la Faludi, un attacco al dominio globale americano ha ingenerato nei suoi connazionali un'isterica chiamata ai valori tradizionali e una conseguente esortazione al ripristino della triade «uomo perfetto, matrimonio e maternità»? Perché i mezzi di comunicazione hanno reagito all'evento catastrofico come se i dirottatori non avessero colpito edifici commerciali e militari, ma il cuore stesso della famiglia e della vita domestica? Perché un attacco alimentato dall'odio dell’emancipazione occidentale ha portato ad una fissazione regressiva sulla femminilità modello Doris Day e ad un ripristino della mascolinità alla John Wayne, con donnine dalle labbra tremanti e spavaldi presidenti pistoleri (sintomatico, tra i tanti, il caso del salvataggio di una donna soldato compulsivamente letto come quello dell'«indifesa bambina» del film Sentieri Selvaggi)?
Folgoranti i capitoli in cui la Faludi evidenzia la reazione di Bush e Cheney, che nei mesi dopo l'attacco attinsero a piene mani dall'alfabeto dei film western, dedicando al nemico wahabita frasi come «Lo faremo fuori» e «Ricercato: vivo o morto».
Una delle immagini promozionali più efficaci della campagna presidenziale 2004 ritraeva Bush in atteggiamento paterno con una bimba che aveva perso la madre alle Twin Towers. Nello stesso tempo, i guardiani della mascolinità guerriera parlavano con atteggiamento trionfale di “morte del femminismo” poiché ai loro occhi, quando c'è la guerra, l’autonomia delle donne si trasforma in una frivolezza, un lusso troppo costoso. Se Jerry Falwell, defunto leader della destra cristiana, descrisse l’attacco come il frutto dell’irritazione divina contro «pagani, abortisti, femministe, gay e lesbiche che perseguono attivamente uno stile di vita alternativo», Karen Hughes, stretta collaboratrice di Bush, disse a proposito dell’aborto che «dopo l’11 settembre gli americani danno un valore maggiore alla vita». Persino le case editrici storiche di fumetti (Marvel, Dark Horse e DC in primis) si preoccuparono di mostrare con albi commemorativi quanto i loro superuomini in calzamaglia fossero macchiette insulse dinanzi all'incredibile efficacia di eroi americani veri (tutti uomini) come i pompieri (ma l'autrice è bravissima nel dimostrare che la maggior parte dei sopravvissuti delle Due Torri si portarono all'esterno con le proprie gambe perché si trovavano già ai piani di terra mentre i vigili del fuoco che forzarono gli ingressi complicarono inutilmente i soccorsi trovando in quell'inferno la morte!).
Una delle immagini promozionali più efficaci della campagna presidenziale 2004 ritraeva Bush in atteggiamento paterno con una bimba che aveva perso la madre alle Twin Towers. Nello stesso tempo, i guardiani della mascolinità guerriera parlavano con atteggiamento trionfale di “morte del femminismo” poiché ai loro occhi, quando c'è la guerra, l’autonomia delle donne si trasforma in una frivolezza, un lusso troppo costoso. Se Jerry Falwell, defunto leader della destra cristiana, descrisse l’attacco come il frutto dell’irritazione divina contro «pagani, abortisti, femministe, gay e lesbiche che perseguono attivamente uno stile di vita alternativo», Karen Hughes, stretta collaboratrice di Bush, disse a proposito dell’aborto che «dopo l’11 settembre gli americani danno un valore maggiore alla vita». Persino le case editrici storiche di fumetti (Marvel, Dark Horse e DC in primis) si preoccuparono di mostrare con albi commemorativi quanto i loro superuomini in calzamaglia fossero macchiette insulse dinanzi all'incredibile efficacia di eroi americani veri (tutti uomini) come i pompieri (ma l'autrice è bravissima nel dimostrare che la maggior parte dei sopravvissuti delle Due Torri si portarono all'esterno con le proprie gambe perché si trovavano già ai piani di terra mentre i vigili del fuoco che forzarono gli ingressi complicarono inutilmente i soccorsi trovando in quell'inferno la morte!).
Con l'11 settembre, afferma in soldoni il libro, gli americani sono stati (ri)portati ad un’esperienza di terrore e umiliazione in patria. E, di nuovo, sono scappati dalla conoscenza di sé rifugiandosi in ciò che da sempre è stato l'architrave della loro Storia: il mito. Brillante e importante, questo saggio non riguarda solo ciò che l’11 settembre ha fatto a donne o uomini, ma ciò che esso ha rivelato su tutti noi, dandoci la possibilità - ancora una volta - di contemplare noi stessi.
il sesso del terrore
Susan Faludi (Ed. ISBN, Italia)
Susan Faludi (Ed. ISBN, Italia)
5 commenti:
Il titolo americano è diverso da quello italiano, giusto?
Sai che esiste ancora un'edizione con quella bellissima copertina bianca tipica della ISBN?
Certo Annalisa, "il sesso del potere" di isbn ha la classica cover bianca. Ci ho messo l'originale nel post solo perché avevo voglia di colore (qui piove ancora e ancora)
@Annalisa: ovviamente era "il sesso del terrore" come riportato nel post e non "del potere" come nel commento (dannati telefoni smartphone;-)
Sì, sì, ma l'originale non è "Il sogno del potere"? Che c'entra il sesso? (cioè, a parte la faccenda del maschilismo e così via...)
bhe' però il concetto espresso nel volume è esattamente quello!!! (la parola "sesso" fa vendere di più di "sogno" evidentemente;-)
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