mercoledì 7 luglio 2010

recensione su Pegasus Descending...

«Inizia come una favola, come una di quelle storie popolari che si raccontano alle feste di paese, in estate e intorno alla quarta birra: “Dapprincipio non c’era niente” [pg. 10]. Lui, quello che sembra saperla più lunga di tutti gli altri, piega leggermente il busto sul tavolone di legno, abbassa la voce di un poco e con fare cospiratorio inizia a parlare.

E allora ci sono i giovani senza speranza che hanno avuto la ventura di nascere in una terra troppo desolata e arrostita dal Sole torrido e assassino. Un posto in cui fa talmente caldo da non vi stupirvi nel vedere due tizi che paiono messicani andare in giro là, sull’orizzonte, appena prima di quella Fata Morgana che vi lambisce la mente con il miraggio e la promessa vacua dell’acqua. Ovviamente non sono affatto, qui due, messicani, bensì marocchini o tunisini sfruttati dall’ennesimo figlio di puttana - che, nonostante la cronica siccità, spuntano come funghi - per raccogliere quegli stessi pomodori con cui stasera vi farete una bella pasta crudaiola. » [continua qui]

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