Per uno scrittore di grande successo è constatazione assai consueta veder infittirsi, assieme alle orde dei fan accaniti, anche il numero dei detrattori. Quest'ultimi, nel caso di Joe R. Lansdale, storyteller texano dalle straordinarie capacità mimetiche, da anni vanno asserendo che nei suoi pur gustosi libri lo stile stia via-via perdendo smalto a danno anche dell'originalità dell'impianto narrativo, vero punto di forza della sterminata produzione di Big Joe. E leggendo Il valzer dell'orrore non ci si può effettivamente sottrarre dal notare quanto il plot somigli per sommi capi a quello del meno recente Freddo a luglio, oppure in parte anche ad alcuni episodi della saga di Hap & Leonard, eppure anche nonostante ciò su un dato non si può che trovarsi unanimemente d'accordo: quello che agli inizi della carriera veniva infatti definito «lo Stephen King del Texas» di sicuro sa ancora come acciuffare il lettore per la collottola per catapultarlo dentro le sue storie costringendolo a non mollarlo sino all'ultima, dannatissima pagina!
In questo noir che sa essere crudo e rabbioso, ma anche comico (sino al grottesco), Lansdale titilla l'inconscio di chi legge, scardinando le paure più terribili che ognuno si porta dentro per raccontare l'evento più coinvolgente, quello che prima di qualunque altro stimola l'immedesimazione: l'aggressione alla quiete del nido famigliare. Snodandosi attorno ad un'oscura vicenda di pornografia e morte, la vicenda mostra quanto primitivi e feroci possano essere i nostri timori e il nostro senso di protezione pei più deboli membri del focolare. Il tema della rivalsa, un must dello scrittore, è qui così genuinamente trattato da rendere una storia di per sé tutt’altro che innovativa - remember Ore disperate? l'archetipo della famiglia cinta d'assedio parte da lì - nell'ennesimo, divertentissimo giro di giostra di questo saltimbanco dei generi, un architetto che gestisce psicologie con invidiabile maestria, le rende credibili anche quando il compito sembra arduo se non impossibile. Perché è questa la miglior capacità di Lansdale. Rendere i personaggi così vivi e naturali nei loro dialoghi strambi, nelle loro scorribande assassine, nelle loro mostruose aberrazioni sessuali, che qualsiasi trama, anche la più basica e scontata, viene salvata dalla loro pura e semplice presenza.
Il valzer dell'orrore - Joe R. Lansdale (Ed. Fanucci)
11 commenti:
Sono sul set della miniserie HBO che racconta la storia dei Lansdale e Klaus Maria Brandauer - chi altri poteva essere Big Joe ? - che è un tuo fan a tal punto da credere che tu abbia creato la caratterizzazione di The Fonz e che l'abbia suggerita anche a Matteo Staisereno - mi dice di dirti che famigliare non ti assomiglia ( " arrota i denti, è come mangiare quel pastone di farina e cocci di vetro di cui racconta Klaus Kinski nella sua biografia ! )e ti consiglia un + antico e latineggiante familiare. Io metto le mani avanti pilatescamente e ti assicuro che è tutta farina del suo sacco, cocci e tutto, ma ammetto che, dopo la nascita di Crepascolino, ho preteso di ricevere "solo" assegni familiari, termine il cui suono mi fa pensare al mio cucciolo che parcellizza i miei paperback di Preacher ( " ti rendi conto di quanto siano cari a papà ? cattivo! ") con prefaz di Lansdale, ma con un sorriso dolce come una fetta di anguria assaporata nel crepuscolo, sciabordìo delle onde included.
Ciao.
Dimenticavo: Brand sta pensando ad un film sulla vita di Kinski - quale altro Klaus poteva essere Klaus ? - e mi ha chiesto di chiederti se sei interessato ad un cameo nella sezione in cui si ricordano i western interpretati da Fitzcarraldo. Pensaci...
Crepa: a parte la questione sul "familiare", direi che al solito hai centrato il bersaglio: anche io ho spesso pensato a Klaus Maria guardando la faccia di Lansdale (e l'ho vista bene, dal vivo dico: cenammo assieme allo SugarPulp Festival di Padova) e solo lui potrebbe impersonarlo!
(PS ho rivisto proprio ieri sera - sono in piena fissa con Herzog - il magnifico Fitzcarraldo: come hai fatto a saperlo? Non mi dire che quei riflessi che di tanto in tanto risplendono dalla finestra del mio dirimpettaio sono le lenti del tuo binocolo? ;-)
Coincidenze. Le adoro anche perchè nel Crepascoloverso non esistono, non ammetto che esistano.
Ti invidio perchè non ho mai visto un Lansdale Live. Immagino che sia come il thunderdome di Mad Max, ma tutti mangiano zampe di maiale fritto.
@Crepa: puoi vederci assieme qui ;-I
Quando si scrive molto c’è sempre il problema della ripetitività. E, dunque, anche Lansdale non può sfuggire a questa “regola”. Però ogni libro ha una storia a sé e non può essere “ripetitivamente” uguale agli altri. Soprattutto per chi non conosce la produzione precedente dell’autore. All’ultimo libro di Camilleri, “La piramide di fango”, ho svergato un “ottimo” anche se ormai certe “macchiette” mi hanno un po’ stancato. Ma ho fatto finta che questo sia stato il suo primo libro.
Fabio
@Fabio idem su Camilleri, oggettivamente mi ha stancato (so di dire un'eresia, ma dai e dai alla fine uno si stanca!)
Non è un'eresia. Molto sta nel fatto se uno ha letto o meno gli altri libri del Camillerone. In questo caso l'abbiocco è lì in agguato. Con l'arrivo dei nipotini sono diventato più morbidone.
Fabio
Pur leggendo molto e di tutto un po', di Lansdale non sono un grande conoscitore e, almeno al momento, nemmeno un grande estimatore. All'attivo ho la prima avventura di Hap e Leonard, Una stagione selvaggia e il primo dittico del Drive In. Divertenti, ma nulla di così trascendentale a mio avviso. Ha scritto di meglio? Dimmi di si! :)
@firma da queste parti invece lo adoriamo: effettivamente hai letto la parte più debole. "In fondo alla palude", "tramonto e polvere", "la foresta" e "l'anno dell''uragano" sono gioiellini. Ma non aspettarti poesia e tensione aulica: Lansdale scrive per palati grossolani, ma scrive bene!!!!
io ci aggiungerei anche L'ULTIMA CACCIA, tra i gioiellini di Lansdale ;-)
PIPPO
@Pippo: aggiudicato! ^_^
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