Accolto con il consueto coro di ovazioni dalla critica statunitense, Hot Kid è un romanzo dato alle stampe qualche anno fa dal grande scrittore pulp Elmore Leonard - il quarantesimo della sua lunga carriera, stroncata da un malore nell'afoso agosto del 2013 a quasi 90 anni - in cui il genere western (cavallo di battaglia dell'autore sin dagli esordi) e il giallo d'azione si combinano in una storia elettrizzante sullo sfondo della Grande Depressione.
Protagonisti sono uno psicopatico col vizio di alleggerire le banche, uno sceriffo impavido e una donna dal cuore d'oro con un passato losco alle spalle. Carlos Webester e Jack Belmont sono due ragazzi nati tra i pozzi di petrolio nell'Oklahoma degli anni '30, un paese che ha ancora fresco il ricordo della violenza e della giustizia sommaria e dove i boss della Mano Nera hanno già il controllo del territorio. Un posto dove le ragazzine che non vogliono passare i loro anni migliori a raccogliere cotone scappano in un bordello o magari diventano le pupe del boss. Carlos Webster è un ragazzo ricco che potrebbe godersi la fortuna accumulata dal padre con il petrolio, ma nel pieno della sua pubertà assiste a una sanguinosa rapina in un emporio: fornisce alla polizia il nome dell'assassino, il tipo di pistola che impugnava e persino la targa dell'auto con la quale il tipo se l'è filata. È forse allora che decide di diventare un uomo di legge, uno sceriffo che assicurerà alla giustizia tutti i criminali che infestano l'Oklaoma. Inevitabilmente, la sua strada s'incrocia con quella di Jack Belmont; anche lui è ricco, ma qualcosa nella sua testa si è messa a sbroccare: da bambino ha quasi ucciso la sorellina, la sua adolescenza è costellata di omicidi e ora il suo sogno è darsi alla rapina per guadagnarsi l'effige di pericolo pubblico numero uno. Entrambi si fronteggiano in un duello a distanza la cui posta in gioco vale più di qualsiasi altra cosa: è quel qualcosa di impalpabile che si chiama gloria, o forse leggenda.
Inseguimenti, sparatorie, proibizionismo e Ku Klux Klan sono la perfetta scenografia anni ruggenti per questo romanzo dal passo cadenzato e incalzante. E poi c'è lo stile dell’intramontabile Leonard: scattante nei dialoghi, pennellate di grana grossa ma precisissima a definire i personaggi, pronto per l'adattamento cinematografico (come è già avvenuto per numerosissimi altri suoi romanzi). Pagine asciutte e piene di una sottile feroce ironia che gli valsero l'ennesimo premio, il Raymond Chandler Award 2006 del Noir in Festival.
Protagonisti sono uno psicopatico col vizio di alleggerire le banche, uno sceriffo impavido e una donna dal cuore d'oro con un passato losco alle spalle. Carlos Webester e Jack Belmont sono due ragazzi nati tra i pozzi di petrolio nell'Oklahoma degli anni '30, un paese che ha ancora fresco il ricordo della violenza e della giustizia sommaria e dove i boss della Mano Nera hanno già il controllo del territorio. Un posto dove le ragazzine che non vogliono passare i loro anni migliori a raccogliere cotone scappano in un bordello o magari diventano le pupe del boss. Carlos Webster è un ragazzo ricco che potrebbe godersi la fortuna accumulata dal padre con il petrolio, ma nel pieno della sua pubertà assiste a una sanguinosa rapina in un emporio: fornisce alla polizia il nome dell'assassino, il tipo di pistola che impugnava e persino la targa dell'auto con la quale il tipo se l'è filata. È forse allora che decide di diventare un uomo di legge, uno sceriffo che assicurerà alla giustizia tutti i criminali che infestano l'Oklaoma. Inevitabilmente, la sua strada s'incrocia con quella di Jack Belmont; anche lui è ricco, ma qualcosa nella sua testa si è messa a sbroccare: da bambino ha quasi ucciso la sorellina, la sua adolescenza è costellata di omicidi e ora il suo sogno è darsi alla rapina per guadagnarsi l'effige di pericolo pubblico numero uno. Entrambi si fronteggiano in un duello a distanza la cui posta in gioco vale più di qualsiasi altra cosa: è quel qualcosa di impalpabile che si chiama gloria, o forse leggenda.
Inseguimenti, sparatorie, proibizionismo e Ku Klux Klan sono la perfetta scenografia anni ruggenti per questo romanzo dal passo cadenzato e incalzante. E poi c'è lo stile dell’intramontabile Leonard: scattante nei dialoghi, pennellate di grana grossa ma precisissima a definire i personaggi, pronto per l'adattamento cinematografico (come è già avvenuto per numerosissimi altri suoi romanzi). Pagine asciutte e piene di una sottile feroce ironia che gli valsero l'ennesimo premio, il Raymond Chandler Award 2006 del Noir in Festival.
Elmore Leonard - Hot kid (Ed. Einaudi)
2 commenti:
E infatti dopo il western, una mia grande passione sono proprio le storie ambientate all'epoca del proibizionismo.
Peccato sia l'unico a tema scritto da Leonard. (O sbaglio?)
Luigi sì, che io sappia è l'unico di Leonard ambientato in questo frangente, comunque puoi consolarti con LA FORESTA (ne parlai qui sul blog a fine 2013) di Lansdale che mescola sapientemente (e alla sua maniera) il west con le mitragliatrici d'inizio secolo (Novecento, s'intende:-). Non è Leonard ma è un buon succedaneo :-)
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