L'assortito filone della letteratura statunitense di stampo southern contiene al suo interno, a partire dall'impianto di base fornito dai pionieri Faulkner, Capote, O'Connor e Caldwell, numerosissime declinazioni.
William Styron (1925-2006), drammaturgo e critico letterario oltre che scrittore, è un esponente di spicco della frangia più defilata del genere e sicuramente tra quelli meno noti nel nostro paese - a parte forse che per il suo più famoso romanzo del 1967, La scelta di Sophie, un capolavoro sull'olocausto tradotto in pellicola con l'interpretazione d'una intensa Maryl Streep e un bravo Kevin Kline. Definito dal collega scrittore Tom Wolfe un vero romanziere del Sud, si avvicinò alla letteratura mentre frequentava l'università, abbandonandola a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale. Reduce dal conflitto mondiale e dalla successiva guerra di Corea, nel 1952 fondò la rivista Paris Review e l'anno seguente si sposò con la poetessa Rose Burgunder, da cui ebbe quattro figli. Nel 1968 ottenne il Premio Pulitzer per il romanzo Le confessioni di Nat Turner, pubblicato l'anno precedente. Una mattina in Virginia è una raccolta di racconti pubblicata nel 1993, dopo anni di silenzio, e rappresenta, secondo la definizione dello stesso autore «una ricostruzione fantastica di avvenimenti reali collegati l'uno all'altro da una catena di ricordi». E con un grande, sottointeso protagonista: la Virginia, terra natia dello scrittore, la stessa che sta al centro della sua intera opera. Sono tre storie molto intime in cui uno stesso narratore rievoca la propria giovinezza nel profondo Sud statunitense agli albori della Seconda guerra mondiale, tre episodi che segnano la progressiva perdita dell'innocenza vertendo sui consueti temi dell'intero corpus dell'opera di Styron: l'eredità dello schiavismo e del razzismo, le sottili violenze che smuovono i legami familiari e la tragedia della guerra. Il racconto centrale in particolar modo, quello intitolato Shadrach, che narra le peripezie di un vecchio nero che giunge in Virginia per morire dove è nato, è una piccola chicca intessuta di saggezza antica, con febbrili descrizioni di scenari segnati dalla Grande Depressione: relitti di macchine accartocciate sotto il sole, decine di fratelli tutti uguali vestiti di stracci, una landa assolata e cruenta e una visione della vita che è al tempo stesso terribile e consolatoria. Insomma, una piccola perla tascabile.
Una mattina in Virginia - William Styron (Ed. Mondadori)
2 commenti:
Eccone un altro che dopo il premio pulitzer per la letteratura del '68, si perse di vista da solo... :)
UUna mattinata in Virginia mi intriga, però. Chissà.
Gli scrittori d'un certo tipo a volte si stancano dei riflettori puntati. Styron secondo me era uno di quelli... cmq scrive da dio :-))
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