Avere la pelle nera nell’America dei Fifties: un soggetto magari abusato, però Train, nome del protagonista che dà il titolo al romanzo di Pete Dexter (Einaudi 2004), non è il classico «negro» problematico di tanta letteratura pre-integrazione. Train è infatti un nero che gioca a golf, un vero talento naturale, anche se per sopravvivere fa il caddie. Spende le sue giornate a raggranellare pochi spiccioli come raccoglipalle nelle partitelle dei bianchi, subendo e interiorizzando la violenza di un mondo che non perde occasione di ricordargli qual'è il posto che spetta alla gente di colore. Ma il destino gli fa incontrare Packard, poliziotto bianco tollerante (per i canoni dell'epoca) e che pure ha risolto a modo suo, violenza versus violenza, un trascorso terribile in cui c'entrano i neri. Train accetterà di offrire il suo talento in cambio di un tour per gli States a raccogliere la facoltosa posta degli incontri per scommesse assieme al poliziotto. Ma la loro convivenza, resa ancor più impossibile dalle allucinazioni di Norah, la moglie di Packard incapace di liberarsi dai fantasmi della violenza all’origine dell’incontro col poliziotto che poi avrebbe sposato, esplode in un finale crudissimo. Imbottiscono la vicenda personaggi molto carichi e istantanee visionarie - come quella di un albero cosparso di combustibile il cui fuoco continua a divampare, metafora lapalissiana d'un mondo violento e in fiamme. Il golf è un gioco mille miglia lontano dall’immagine patinata con cui si rappresenta oggi, è invece il campo in cui micragnose esistenze di piccoli delinquenti naufragano, schiacciate dal peso di un’epoca; ma anche il luogo per lo start di un riscatto, un mondo in cui la pallina obbedisce imparziale alla legge dell’abilità e del talento.
Train non è solamente un tragitto all’interno delle regole del noir ma soprattutto è la storia di una amicizia virile che nasce sui campi da golf (quella tra Train, appunto, e Miller Packard). È uno scambio che avviene sul green, un’inversione di ruoli. Ma è anche la storia di una donna che aveva delle convinzioni ma che non riesce più ad attenderle dopo un trauma. Racconti che si mescolano, si scontrano, arrivando a cozzare tra di loro per creare il classico romanzo corale della contemporaneità: dove la verità non è mai una sola, monolitica, tutt'al più un pullulare di punti di vista isolati, spesso contraddittori. Pete Dexter ci regala quindi una storia poderosa ed appassionante, probabilmente meno noir di quanto una certa critica e la quarta di copertina vorrebbero farci intendere, ma sicuramente un grande, potentissimo romanzo.
Train - Pete Dexter (Ed. Einaudi)
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