domenica 8 settembre 2013

i quattro dell'apocalisse fulciana.

Lucio Fulci, il «terrorista dei generi», gira questo tardivo western italico (è il 1974, e il west di Leone è già stato sepolto da una marea di epigoni senza arte né parte!) innestando la miccia di una bomba che deflagra in diverse direzioni: il cimitero e l'uomo che dialoga coi morti conducono a temi horror-crepuscolari; la violenza ed il cannibalismo svicolano verso il surreale ed il grottesco; Chaco (un irresistibile, più che mai esagitato Tomas Milian), svolta sulla via del poliziottesco truculento, rievocando con la sua interpretazione l'ombra di Bruno Sacchi (Milano Odia, la polizia non può sparare) in una riuscita opera di contaminazione che mette giustamente in risalto il pathos straripante della regia. Nei film di Fulci i personaggi sono spesso tagliati con l'accetta, al limite del fumettoso: non fanno eccezione in questo I 4 dell'Apocalisse. Fabio Testi è un baro professionista che arriva in una città dove si unisce ad una prostituta in stato interessante, un ubriacone perso e un sognatore di colore. Sfuggono ad una strage provocata da un nugolo di feroci banditi e vagano nel deserto fino ad incontrare uno strano individuo, Chaco, che li accoglie dapprima amichevolmente e poi li droga col peyote per violentare la ragazza e uccidere uno di loro. La trama on the road è curiosa e piena di fascino (con numerose lungaggini inutili, però) e la storia dei quattro protagonisti, nonostante i buchi di sceneggiatura, si fa presto appassionante. Bellissima la fotografia ed efficaci le musiche.

Nessun commento: