sabato 2 maggio 2015

saturday pic (37): the incredible...

art by Marc Silvestri.

6 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

Il Gatto Silvestri dello Hulk di Aaron sembrava aver riacchiappato al volo il tocco sketchy degli X-Men della seconda metà degli anni ottanta e del Wolverine dei primi anni novanta - tutti e due inchiostrati dal veterano Dan Green - e averla smessa con i personaggi che si sparavano le pose della Image. Le chine di Weems poi erano una scelta bizzarra con la loro atmo vagamente filippina ( penso al Conan di Alfredo Alcala o di Alex Nino ). Purtroppo Gatto Silvestri aveva problemi alla schiena e ha disegnato parte di qualche numero completato da alcuni dei ragazzi che ha cresciuto alla scuola dei suoi Top Cow Studios prima di passare la matita ad un sempre + opaco Portacio ( Whilce ha attraversato la strada ad un torpedone ripieno di gatti neri anni fa e da allora non è + riuscito a garantire il tratto particolare , particolareggiato ed adrenalinico di Punisher, X-Factor e Legion of the night, sotto il peso di problemi di famiglia e di salute ndr ).
Io sono ottimista e spero davvero di rivedere Silvestri e Portacio ai livelli a cui erano poco dopo la caduta del Muro. Spero anche di passare oltre la fase Hulk Smashes e di tornare a qualcosa come i dieci anni di gestione di Peter David, ma il successo della incarnaz dei film e dei cartoni mi dice ch,e Gatto o non Gatto, mi aspettano altre tavole del brutalone verde ricoperto di sangue non mteforico di Banner - come nella vignetta nel post - o di altri. So goes life in the comics when cinema rules.

sartoris ha detto...

@crepa ma infatti Silvestri lo accetto solo in questa fase post- Image, ché altrimenti non è che mi garba sempre (intendiamoci, bravo è bravo, su questo non ci piove!)

CREPASCOLO ha detto...

La prima mini di Cyberforce risentiva ancora del suo lavoro su Wolverine, ma già andava nella direzione dei cloni di Jim Lee - sui testi ( la serie era un clone degli X-Men come del resto i WildCats di Lee ) stendo il proverbiale telo pietoso - poi ha imbroccato il bestseller Darknes ( testi di Garth Ennis ), ma già lì parecchie tavole erano tirate via e l'eccesso di primi piani del protagonista favoriva l'effetto manga ripieno di teste parlanti che è lontano dallo storytelling quanto Jimmie Ellroy da Charles Perrault. MIgliora notevolmente nel ritorno alla Marvel x la coda della run degli X-Men di Morrison dieci anni fa. Ci sono eccezioni, ma disegnare è arte che migliora con il continuo esercizio e pubblicazione. Dei ragazzi fondatori della Image, l'unico a non aver mai smesso di schizzare sul foglio è Erik Larsen ed infatti è migliorato tantissimo proprio dal punto di vista della narrazione dai suoi Punisher e Spider-Man. E con il tempo è diventato maggiormente incline alla sintesi a differenza di Ellroy che probabilmente oggi considera I Miei Luoghi Oscuri un racconto breve. So di lettori che prendevano appunti x seguire i personaggi di L.A. Confidential...

sartoris ha detto...

@Crepa concordo su Larsen, forse l'unico vero talento capace di migliorarsi anziché mandare tutto a ramengo di quella infornata di disegnatori...

(sugli appunti di LA Confidential mi sa che c'hai ragione, decisamente storia corale :-)(stile a parte, mi sa che io invece preferisco proprio l'Ellroy "breve", quello di Dalia Nera per esempio:-))

La firma cangiante ha detto...

Per me l'Ellroy migliore rimane quello di American Tabloid, ma più che fare differenze tra lungo e corto, l'Ellroy migliore mi sembra quello che sguazza nella Storia con la S maiuscola.

sartoris ha detto...

@Firma: sicuramente, e Ellroy con la Storia ci sguazza alla grandissima, per carità (non nego però che personalmente preferisco il metodo Sergio Leone, ovvero narrare di grandi eventi - come la guerra di successione o il New Deal - utilizzandoli come sfondi di piccole storie corali :-); mentre per fare bene quello che fa Ellroy c'è bisogno di un unico requisito: essere James Ellroy ;-))