lunedì 5 gennaio 2015

il tragico fato dei sudisti di Franco/Faulkner...

Quando qualche anno fa nel web si propagò la notizia che l'attore James Franco aveva rilevato i diritti di sfruttamento cinematografico di alcune tra le più importanti opere di William Faulkner, in molti temettero il peggio. Franco era all'epoca nient'altro che l'ennesimo modello belloccio famoso per la somiglianza con James Dean (del quale ha interpretato infatti una biografia televisiva) - nonché per la sua rilevante parte nello Spiderman di Raimi - più che per particolari attitudini artistiche.
Col passar del tempo, però, l'attore si è scoperto un performer multitasking dotato di mutevoli talenti: regista, scrittore, sceneggiatore, produttore, musicista e studente modello di scrittura creativa oltre che abile interprete, Franco si è gettato sul corpus faulkneriano dimettendo qualsiasi velleità divistica per assecondare invece una convincente propensione indie. Il risultato è una trasposizione singolare - tutt'ora in fieri - dello stile non sempre accessibile del più grande cantore del southern gothic.
As I lay dying (Mentre morivo nella versione italiana) rappresenta il primo degli adattamenti per lo schermo di Franco tratto dall'omonimo libro dello scrittore Premio Nobel (processo che proseguirà nel 2014 con la realizzazione de L'urlo e il furore, ingiustamente vilipeso all'ultima Mostra di Venezia), ed è, sia detto per inciso, una gioia per gli occhi e per la mente.
La storia (sulla carta semplicemente inarrivabile) ci accompagna nelle miserande vicende della famiglia Bundren e del loro tentativo di seppellire la madre/moglie Addie a Jefferson, a 40 lontanissime miglia dal luogo in cui l'intero clan ha vissuto. È una famiglia colle toppe al culo, tipica di quel sud pulcioso e derelitto tanto caro allo scrittore del Mississippi. Franco ritaglia per sé il focale ruolo di Darl Bundren, figlio piromane della donna scomparsa, e decide iconograficamente di ricorrere ad uno straniante split screen per rievocare la frammentazione corale dell'opera di partenza.

La lenta discesa agli inferi dei personaggi faulkneriani (cui talvolta fa da contraltare una inattesa redenzione) si esemplifica nei loro splendidi solipsismi, che intelaiano il mondo muovendo gli accadimenti e tracciandone labili - quanto sfumati - contorni. La suddivisione dello schermo diventa per il regista ciò che il flusso di coscienza, condensato in brevi capitoli chiusi, era per Faulkner: una gabbia stilistica che disvela un esercizio di profonda apertura poetica. L'immagine è qui fisicamente tagliata in due sezioni (fotografate in maniera stupenda) che mostrano scene che si svolgono in parallelo nello stesso luogo o in luoghi diversi, la stessa azione compiuta dallo stesso personaggio affrontata da un'angolatura differente.
Tutti i componenti della famiglia Bundren sono anime ondivaghe, corpi martoriati che si trascinano alla cieca nella polvere scontando la vita come una lunga e inevitabile preparazione alla morte. A nessuno di essi è dato l'accesso ad una qualche forma di consapevolezza circa la propria dannazione e il loro unico tratto identitario risiede nell'essere figli di una madre che li ha iniettati del soffio energico di una Natura che sa essere beffarda. James Franco rimane fedele alla centralità che Faulkner attribuisce alle donne nella sua intera opera (e nello specifico alle donne-madri; rileggersi, al riguardo, quel gioiello che è Luce d'agosto), concedendo loro una peculiare sensibilità, quasi fossero le uniche in grado di mantenere intatto, tramandandolo alla prole, un primigenio impulso di verità immanente.

In Mentre morivo solo la defunta Addie, madre e quindi simbolo per eccellenza di fertilità e creazione, può dire della vita con lucidità, monologando (e qui le parole sono tutte prese di forza dal meraviglioso testo originale) sulla miseria della condizione umana e sul coro di miserabili che formicolano senza ritegno attorno alla sua bara. E infatti Franco le concede uno struggente flashback, facendo fluttuare la sua voce over sul ricordo del concepimento (adulterino) di uno dei suoi figli. Al contempo, se la figura del padre per Faulkner non brilla di alcuna specifica qualità - il papà dei Bundren, Anse, è un uomo certamente abietto e dedito all'opportunismo, ma egli è condannato in definitiva dalla sua stessa meschinità al medesimo tragico nulla cui sono destinati i suoi simili - nella concezione di Franco vi è un originale scarto che pone l'autorità paterna al centro delle disgrazie famigliari, diventano in soldoni, con la sua sorniona e cocciuta dabbenaggine, il motivo di buona parte dei drammi che affliggeranno il malaugurato percorso verso Jefferson. È uno spostamento importante, forse l'unico, timido - ma molto toccante! - tradimento del libro.
Tra le partecipazioni di Tim Blake Nelson, Jim Parrack (True Blood), Danny McBride (Strafumati), Logan Marshall-Green (Prometheus) e Ahna O'Reilly (The Help), la pellicola è un intenso viaggio malinconico che il regista/attore ha voluto intraprendere «perché completamente soggiogato dal romanzo scritto da Faulkner durante le pause di lavoro, quando era fuochista presso la centrale elettrica dell'Università di Oxford. È ambientato nella contea immaginaria  di Yoknapatawpha, location di molte altre opere dello scrittore. Ci ho lavorato sopra per oltre tre anni. Il libro mi è stato regalato da mio padre quando ero un ragazzo e lo lessi in un solo weekend mentre i miei amici erano fuori a divertirsi. Lo trovai veramente difficile, e mi concentrai per comprenderne ogni singola riga».
 A giudicare dall'efficacia del prodotto finale, Franco ci è riuscito perfettamente.

10 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

Franco "Folk" Faulkner, negro bianco colle toppe al culo, in una scuola di fighetti bellocci pallidi come luce d'agosto, cercava di aver ragione del lucchetto del suo armadietto quando fu urtato nei sentimenti e nel fianco da Dan "Beast Of Burden" Bundren , un nuovo ricco e quindi escluso dalla casta dei Nati Con La Camicia. BoB era intelligente come boicottare un film della Sony quasi fosse un capolavoro indie e credeva davvero che prendere a calci un sottorampa avrebbe aumentato le sue chances di respirare aria + sottile. Prese a dire che Folk lo aveva insultato e continuò arrampicandosi sui vetri come un ragno pucciato nel mastice quando la sua vittima smontava le sue accuse. Si fece intorno un capannello dei soliti sfaccendati in attesa di qualche corso oscuro come multitasking performances 101. E tutto portava inevitabilmente ad una sfida con due auto da corsa nel crepuscolo. Folk tornò a casa dopo scuola e corse da papà a chiedere consiglio. Papà stava infornando le crespelle. Indossava un grembiulino colla scritta " Sono nato x la cucina: posso mangiare x ore ". Folk chiese consiglio e propose di fare una lista dei pro e dei contro delle sue opzioni. Papà lanciò da parte la parnanza con il motto, indosso il suo giubbotto da The Fonz e si lanciò nel garage da cui emerse con un Vespino che rombava come una HD. Una motoretta con velleità divistica. Praticamente la storia di BoB, riflettè Folk.
Papà arrivò all'appuntamento puntuale come la trasposizione di un classico da parte di un divo di talento.
Il supermercato stava chiudendo. Bob stava scegliendo la sua automobilina ( la vecchia Spider-mobile degli ineffabili anni settanta ndr ). Papà optò x la Aston Martin DB5 di 007 con seggiolino eiettabile ( dannatamente difficile da trovare ndr ). La cassiera fece il conto e disse il prezzo. Papà chiese lo scontrino. La cassiera prese i due modellini e fece il frontale. Bob scoppiò a ridere. La crisi era rientrata. Adoro il lieto fine.

sartoris ha detto...

@crepa buon 2015 :-)

Anonimo ha detto...

Ah dici che vale allora? Io un po' diffidavo, ma se è bello lo recupero (so che in Italia è uscito direttamente in DVD: sai, è un film "artistico")
PIPPO

CREPASCOLO ha detto...

Buon duemilaquindici anche a te ed a tutti coloro che bazzicano il tuo diario elettronico - lo scrivere le date in lettere e trovare arabeschi antiquati x circumnavigare termini come blog sono alcuni dei motivi x cui Crepascola è riuscita legalmente ad inibire il mio accesso al conto condiviso, ma sono tanto innamorato da passare oltre con la leggerezza degli elefanti danzanti di Fantasia - in questi gg ancora tutto sommato di festa. Dalla finestra del mio ufficio vedo il bizzarro panettone titanico con doghe di legno che fanno tanto pensare al divano IKEA di Polifemo che quelli che sembrano omini di Lego - non è esattamente un primo piano - hanno costruito rapidissimi x azzerare, di fatto, la piazza dedicata alla signora Aulenti e non tanto distante dalle location in cui ha girato la sua pregevole fiction Santa Lory. E' bizzarro, bislacco: è come guardare Crepascolino che sul suo tappetto verde che riproduce una pista di F1 piazza il suo Darth Vader nel ruolo di "ghisa "
( vigile urbano x chi non vive nella città sorvegliata dalla Madonnina ndr ) e fa investire il suo Capitan Uncino mignon dallo Humvee telecomandato delle tartaninjas. Ho pensato x anni di vedere il mondo sotto lenti deformanti - giudizio condiviso da consorti, terapeuti, pubblici ufficiali e bancari - ma comincio a pensare che la Realtà Prima sia in tutto e x tutto crepascolare...

sartoris ha detto...

@PIPPO procuratelo di corsa, è davvero ben fatto (non ho ancora terminato la visione di L'URLO E IL FURORE, che è decisamente film più ostico, ma Franco mi sembra abbia colto perfettamente lo spirito del Bardo del Sud)(di Franco vorrei anche vedere FIGLIO DI DIO, da McCarthy, ma non è ancora reperibile da nessuna parte)

@CREPA: 'razie (spero presto anche Crepascolino abbia l'età per commentare come il padre quaggiù - e nel resto dell'universo web, visto che i tuoi commenti sono puntualmente in ogni blog che visito:-)

LUIGI BICCO ha detto...

Ehilà, prima di tutto bentornato e beccati pure un "buon 2015", che non se ne ha mai abbastanza.

Avevo messo in lista da vedere L'Urlo e il Furore di Franco (fa sempre effetto riferirsi a lui solo con il cognome, sembra si stia parlando del parrucchiere all'angolo). Come regista lo reputo assai interessante, anche se certe sue scelte sono davvero estremene, a volte.

E nel cast segnalo anche l'interessante presenza di Jon Hamm (il buon caro Don Draper, insomma).

sartoris ha detto...

@Grazie Luigi (anche se sembra che presto dovrò tornare a controllarmi, la via della guarigione non è così semplice mannaggia).
Comunque da quel poco che ho visto di L'URLO E IL FURORE, questo MENTRE MORIVO è decisamente più riuscito (almeno, a me questo ha commosso parecchio. Però anche il romanzo originale conteneva secondo me un gradiente lirico più marcato ed accessibile di quell'altro capolavoro - ché quando si parla di Faulkner, si sa, tutti capolavori sono :-)

sartoris ha detto...

Ah, Franco (parrucchiere) rulez!!!! :-)

Annalisa ha detto...

Credo che sia un altro dei libri che devo a questo blog.
Ora cercherò anche il film, ché solo i fotogrammi qui inseriti mi hanno già restituito pari pari le pagine del libro.

sartoris ha detto...

@Annalisa: è un onore aver portato una simile meraviglia a casa tua, allora: perché un conto è "allungarti" un giallaccio - e sono buoni tutti! - un altro è consigliare un classico come lo splendido MENTRE MORIVO :-) (vediti il film, mi ringrazierai:-)