lunedì 1 dicembre 2014

un tramonto che fa paura...

Texarkana, sonnolenta cittadina che spacca in due il confine tra lo stato del Texas e quello dell'Arkansas, nel 1946 venne sconvolta da una serie di efferati omicidi per i quali non si trovò mai il colpevole. L'assassino ottenne il soprannome de il killer fantasma, mentre al caso giudiziario aperto toccò l'inquietante definizione di Omicidi al chiaro di luna di Texarkana.
Realizzato nel 2014 in low-budget, The Town That Dreaded Sundown è il remake de La Città che aveva paura, originale pellicola del 1976 diretta da Charles B. Pierce che alle truci, reali vicende del fantasma si ispirava regalando di fatto se non l'intuizione quanto meno lo stimolo per una riformulazione dell'idea di boogeyman ai Carpenter e ai Cunningham di là da venire.
Diretto da Alfonso Gomez-Rejon, il nuovo lungometraggio colpisce per la serie di trovate fotograficamente accattivanti e per la capacità di creare atmosfere cupe e perturbanti attraverso soluzioni registiche davvero prodigiose (colori accesi seguiti da saturazioni estreme, cambi repentini di prospettiva e illuminazioni fulminee del soggetto in campo), ma difetta in maniera imperdonabile a livello di script. L'autore della sceneggiatura Roberto Aguirre-Sacasa, infatti, pur ammantando il racconto sin dai primi istanti di un'efficace tensione à la Zodiac e soprattutto identificando un metodo rivoluzionario per realizzare un remake (ovvero parlando della pellicola originale come di un oggetto funzionale al film stesso, con i personaggi legati alla lavorazione di quell'opera che diventano parte integrante del mistero fulcro della vicenda), finisce per commettere un errore fatale: non dà alcuno spessore alle pedine del suo gioco regalando de facto allo spettatore una selva di personaggini informi, smunti e senza storia. Fortunatamente - e qui sta il valore aggiunto della pellicola - Gomez-Rejon è un cineasta capace di cui sentiremo ancora parlare (proviene dalla tv americana migliore, quella di American Horror Story) che riesce a farsi carico di ogni lacuna scrittoriale ricompattando sulle proprie spalle il prodotto finale.
E così ciò che va sfarinandosi a livello di carattere e motivazioni, finisce miracolosamente per raggrumarsi negli stupendi campi totali (talvolta anche aerei) che il regista snocciola tra un'omicidio e l'altro, nella toccante rappresentazione funerea ed angosciante del microcosmo urbano della cittadina, nella gelida atmosfera di allarme perpetuo che si respira in ogni dannato secondo del film.
The Town That Dreaded Sundown è, in soldoni, un solido slasher ad alzo zero, non un capolavoro ma sicuramente il prodromo di una visione del cinema di genere che potrebbe in un futuro molto prossimo stupirci per davvero. Prodotto da Ryan Murphy (American Horror Story) e Jason Blum (Paranormal Activity) nel cast troviamo attori come Addison Timlin, Travis Tope e Veronica Cartwright; questo è anche l'ultimo film con Ed Lauter: l'attore è morto nell'ottobre del 2013.

20 commenti:

Anonimo ha detto...

Chissà se arriverà mai in italia
Pippo

CREPASCOLO ha detto...

Decisamente off topic: Roberto Aguirre-Sacasa ha lavorato anche x Marvel Comics durante il primo formidabile periodo Quesada ( primi anni del secolo in corso con flusso vs la Casa delle Idee di Morrison, Millar, Jae Lee, Bendis, Maleev, Corben etc ) e realizzò i testi di "4", una rilettura for mature readers della First Family x le matite dettagliatissime di Steve McNiven.
Texarkana è il posto da cui muove Razorback ( bizzarro personaggio dello sfortunato Bill Mantlo e di Our Pal Sal Buscema nato nei seventies sulla testata allora chiamata Peter Parker poi diventata Spectacular Spider-Man ) alla ricerca della sorellina finita in una setta a NY.
Mike Mine Marvel !

sartoris ha detto...

@Pippo, non disperare, gli horror girano anche qui, magari però gli troveranno un titolo assurdo tipo "Natale a casa Tramonto!" :-)

@Crepa sei un pazzo, riesci sempre a riportarmi indietro: amavo quel personaggio, Razorback, lo trovavo goffo e inutilmente esaltato. Ricordo con nitidezza i disegni del buon Sal ma non conservavo memoria del fatto che morisse a Texarkana (ma tu che archivio c'hai in testa, invece?).
Non sapevo che lo sceneggiatore avesse lavorato per la Casa delle Idee, il periodo Quesada della Marvel un po' mi vede impreparato (certe cose sì, per carità, ma coincide con l'epoca in cui cominciai a selezionare gli acquisti in edicola:-)

CREPASCOLO ha detto...

Nascesse, non morisse ( "Texarkana è il posto da cui muove Razorback " ) . E' comparso anche nella famosa serie di She Hulk di John Byrne in cui la Gigantessa di Giada sfondava il Quarto Muro e parlava con il lettore ( come nel telefilm Moonlighting di qualche anno prima ). Per quello che ne so Razorbee è ancora in giro, ma una eventuale dipartita non significa nulla, come è noto, se non lo stare lontano dalla pista da ballo x un paio di lenti ( vedi Bucky Barnes scongelato dopo decenni come Soldato d'Inverno ).

sartoris ha detto...

@Crepa: ah, era "muove" e non "muore" (pensavo lo avessi scritto con la evve moscia di Gianni Agnelli :-)

LUIGI BICCO ha detto...

Non sono un patito del genere, ma sembra curioso. E l'atmosfera "à la Zodiac" non mi dispiace. Detto questo noto con piacere che il buon Francesco Francavilla è sempre più lanciato anche in ambito cinematografico (bravissimo).

CREPASCOLO ha detto...

FF lavora così tanto che Roberto Recchioni lo ha chiamato x proporgli di disegnare Dyd,, ma ha dovuto dire no grazie ( info letta da qualche parte in rete ).

sartoris ha detto...

@Luigi e Crepa: maledetti, non importa che si parli di altro, in tutti i post quando commentate voi si finisce per parlare sempre di fumetto :-) (il che mi sta benissimo, ragazzi, anzi, qualche volta penso che internet sarebbe stato d'aiuto gigantesco per me a quindici-sedici anni, quando per trovare un patito Marvel con cui discutere di Thanos e di Elektra dovevo smazzarmi chilometri e chilometri in bus sino a Tarannto o Lecce dove c'era i negozi giusti - ché io, in provincia, avevo amici che al massimo leggevano Topolino!!!) (vabe', nostalgie nerd)

(mi sa che prima o poi bisognerà attrezzarsi con un bel blog incentrato sui comics - io, anche se cresciuto a pane ed editoriale Corno, sono un po' arrugginito su quel versante, mentre noto che Crepascolo oltre alla conoscenza approfondita sembra avere anche cognizioni sui meandri produttivi attuali... ragazzo, insomma, che aspetti ad aprirti uno spazio? #teamcrepascoloapriunblogbello!)

CREPASCOLO ha detto...

Elektra e Thanos: eros e quell'altra cosa che si lega all'eros, secondo alcuni, nel pensiero di Miller e Starlin. A 15 anni. Una assassina che ha aderito al lato oscuro della Forza ed un mascellone pazzo innamorato di Quella Signora che, secondo Neil Gaiman, è invece una signorina punk con l'ankh al collo. Mm. A 15 anni. Nulla di strano che poi abbia cominciato a scrivere invece di trovarti un lavoro vero di cui si può parlare alle feste mentre il simpa della compa gira con un vassoio e scherza sul finger food con la ragazza lentigginosa blandamente irlandese con la fessurina tra i denti che vorresti tanto ma tanto avvicinare x dirle che sei un wholesale account di una multinaz o un risk manager di un'altra, ma non puoi nonono non puoi perchè sei uno scrittore di fiction salutato come il Lansdale italiano e hai passato la tua adolescenza a pensare che una ninja greca riccioluta poteva far ammalare d'amore un mascellone alieno viola, ma nessuno nonono aveva a cuore la faccenda xchè perso dietro Topolino ed il cavallo Piedidolci.


Non mi ricordo + chi lo ha scritto, ma era qualcosa come sono stato giovane e non permetterò a nessuno di dire che erano belli quegli anni.
Forse Novalis. Era nella prefaz del mio Lord Jim.
Pensa come sarebbe stata L'ultima Mano se la avesse scritta Conrad. Probabilmente Murdock sarebbe partito x il continente nero. Avrebbe commerciato in guano. Si sarebbe immolato x difendere Wakanda da Klaw. No way out. Disegni di Pichard. Uno shock culturale. Mi spiace tanto x il mio amico ed ex allievo Klaus Janson. So goes life.

sartoris ha detto...

@Crepa, ma vuoi saperla tutta? (momento psicoterapia) io in realtà fino ai 25 anni, gli anni dell'università, facevo il figo. Giuro. Talmente convinto che ci credevano in tanti. Leggevo i miei libri e i miei fumetti di nascosto ma vestivo di pelle e mi massacravo di gin e canne alle feste no-global come si usava in quegli anni. Poi a un certo punto mi annoio, scopro che amo andare a letto presto e che un pomeriggio a studiarsi le inquadrature di Halloween non vale necessariamente meno di uno passato ad ascoltarsi gli strippi della figa di turno per cui eccomi qua, mezzo cowboy e mezzo divano, offerto per voi e per tutti sull'altare della Nuova Letteratura Italiana :-)

CREPASCOLO ha detto...

La ragazzina ha 15 anni, una chioma di ricci neri e lucidi e sa che non vuole diventare un ambasciatore come papà e stringere tutte quelle mani a tutte quelle feste e vorrebbe lasciare quella festa e galoppare sul suo piedidolci incontro al crepsucolo ed è sul punto di lasciare anche quel ricevimento dove papà passa il tempo stringendo mani e sorridendo come un misirizzi quando incontra lo sguardo di uno straniero grosso come l'armadio della prozia, quello dove pescava, da bimba, bamboline di pezza profumata che trafiggeva con gli spilloni in un rito liberatorio. Lo straniero ha lo sguardo di uno di quei pupazzi di pezza che gli americani impiccano x Halloween fuori delle loro casette tutte uguali così da ridacchiare quando qualche automobilista quasi si strozza sulo air bag inchiodando in uno di quei pochi punti dove non si guida con il cruise control. E' come tuffarsi tra le stelle nel vuoto dove è tutto silenzio e buio e assenza. I due si avvicinano, escono sul terrazzo a guardare le stelle. Lo straniero è un risk manager di una azienda che esporta la globalizzazione dove nessuno lo ha chiesto e lo chiederà mai. Ha idee molto chiare sulla Nuova Letteratura che deve essere iniettata nelle culture antagoniste e cita il lavoro della CIA x sponsorizzare l'astrattismo americano, ridacchiando come una scolaretta all'idea di Pollock 007 a sua insaputa. La ragazzina cerca uno spillone, ma non lo trova. Fortunatemente lo straniero comincia a tossicchiare strangolato da una oliva nera. Greca.

LUIGI BICCO ha detto...

Insomma, io ho "deviato" il discorso su un illustratore, ma voi ne avete approfittato per aprirvi a ricordi e abitudini giovanili. E tutto è partito da un film horror :)
Sono d'accordo anch'io, anzi mi unisco all'appello di Omar per l'apertura di uno spazio aperto per il buon Crepascolo (che adesso è qualche annetto che gira a destra e manca senza avere una personale "home"), anche solo per cercare di tenergli testa nei commenti.

P.S. per Omar: pensa invece che io ho fatto i miei buoni cinque anni d'Istituto d'Arte in piazza del Plebiscito a Napoli. E lì, la mattina, eravamo in centinaia a sostare sonnacchiosi prima dell'ingresso e non c'era persona "dignitosa" senza un fumetto sotto il braccio :D

sartoris ha detto...

@Luigi sono processi altamente formativi. Io ancora oggi porto su di me le stimmate di quel perenne vagare in cerca di compagni di fumetto :-) (puoi immaginare la delizia quando, giujnto a Bologna, mi trovai il megastore della Alessandro Distribuzioni sotto casa:-)

Anonimo ha detto...

I fumetti sono stati una manna dal cielo al mio paesello natio. Più precisamente nella bottega del giornalaio-barbiere dove il sottoscritto, giovincello scherzoso, andava a prelevare Tex Willer, Capitan Miki, Black Macigno e compagnia bella senza sborsare una lira (che non avevo). Insomma li fregavo per poi rimetterli al loro posto durante il secondo taccheggio con il cuore che mi batteva a mille.
Fabio

CREPASCOLO ha detto...

Blek Macigno. Non Black. Sembra una differenza da poco, ma allo storico del fumetto apre un mondo ed aggiunge elementi x una disamina di cosa era esotico in anni in cui si nasceva a Roma e si sognava Kansas City. Ancora oggi una lacrima inumidisce il mio ciglio di contractor reduce di mille guerre guerreggiate quando mi capita un Diabolik sotto mano e leggo che i personaggi hanno nomi come Isolde Steiner o Miranda Colak.

Anonimo ha detto...

Blek, giusto, che riportai, giustamente, qui http://omardimonopoli.blogspot.it/2012/11/le-nuvole-parlanti-di-lotti.html
Fabio

sartoris ha detto...

@Fabio; caro boss, tu sei stato un nerd ante-litteram, e questo si era capito :-)

Anonimo ha detto...

Il barbiere-giornalaio era un tipo strano che appena ti vedeva snocciolava barzellette a non finire. Credo che sapesse cosa stessi combinando ma forse mi lasciava fare perché ero tra i pochi che ridevano alle sue battute.
Fabio

sartoris ha detto...

@Fabio: solo un'aggiunta al mio personale forziere delle madeleine: il tuo barbiere-giornalaio mi ha ricordato che io invece avevo il sarto-giornalaio, quaggiù, nei Settanta (io ero proprio giovane) ma credo di poter dire che il mio amore per la carta stampata sia figlia di quei pomeriggi passati a ruzzare tra i giornalini con lui che tagliava e rammendava in sottofondo (e se pensi che mia mamma era anch'ella sarta - ma lavorava a casa - il cerchio si chiude e Freud nella tomba starà facendosi una crassa risata!!!)

(ok, giuro che la smetto di rivangare il passato. Dopotutto siamo in calce a un post su un thriller costruito su uno spietato assassino rimasto impunito;-)

Anonimo ha detto...

Credo che questi palleggiamenti di ricordi siano una delle belle cose del blog. E qui mi fermo.
Fabio