lunedì 3 dicembre 2012

Non si può morire la notte di Natale


(Fabio Lotti, ormai più che un abituè di questo spazio, ha testato per noi l'ennesimo giallo sfornato da un non-scrittore)

Suicidio o omicidio?...
Con il libro di Corona mi era andata bene. Solo un attimo di sbandamento a fine lettura e la mogliera pronta a tenermi in piedi. Con quello di Pupo mi ero già premunito di sali di rianimazione e la figliola decisa a venirmi in soccorso. Per non creare problemi a nessuno della famiglia ho deciso di mandare via tutti e leggere Non si può morire la notte di Natale di Enrico Ruggeri, Baldini e Castoldi 2012, direttamente sul letto con preghiera che il Signore me la mandasse buona.
Sin dall’inizio mi sono accorto che la prece aveva avuto il suo bell’effetto. Una scrittura semplice, composta, ma non per questo banale, un’idea non nuova ma interessante. Notte del 24 dicembre. C’è un moribondo che racconta a noi lettori (ma non può parlare agli altri), che vede, osserva, ricorda, cerca di capire cosa gli sia successo. Ha una ferita alla tempia destra, perde sangue dalla bocca e ha una rivoltella in mano, la sua. Scena da suicidio, eppure, eppure lui non ne è mica convinto…
Intanto si presenta e presenta la sua famiglia: Giorgio Sala attore, ex moglie Carola, due figli Giorgio e Vittorio, madre Emma, padre di cui mi pare che non faccia menzione del nome (e questo già la dice lunga), zia Virginia, donna di servizio Irina. Un dubbio atroce lo assale, che l’assassino sia uno di loro, una delle persone che vengono a trovarlo, che gli parla e lo imbocca. Deve ricordarsi quella notte, che cosa sia veramente successo. Dall’ospedale viene portato a casa di Carola e Irina non è per nulla convinta del suicidio. Inizia con il suo aiuto una strana indagine…
Si tratta di una storia centrata soprattutto sui ricordi del protagonista. Ricordi del suo matrimonio fallito, dei genitori, del padre in particolare che dilapidava tutto il patrimonio, silenzioso e lontano da lui, di se stesso, lo “sciupafemmine” sempre dietro alle sottane, ricordi e accuse del figlio maggiore, ricordi dell’amante Barbara amica dell’ex moglie, ricordi della madre e della sua terribile sentenza “Un giorno pagherai per tutto questo”. E poi momenti di ripensamento, riflessione e autocritica “Le persone come me rimuovono, si assolvono, voltano pagina rapidamente”.
Arrivano le prime scoperte da parte di Irina, i dubbi, i tormenti, una amica di teatro, Michela, innamorata che non molla ma che viene respinta, incominciano i progressi, si alza da solo, si mette a scrivere, si esercita a parlare. Passa il tempo, passano i mesi, infine la scoperta, la riunione finale della famiglia. Il cerchio si chiude.
L’”indagine”, però, resta ai margini. In primo piano uno spaccato di vita, la storia di una vita vista dall’interno con i suoi rapporti con gli altri, il matrimonio, i figli, i genitori, i tradimenti, le speranze, le delusioni, i fallimenti. Una malinconica tristezza che scivola lungo tutto il libro.
E una giusta autocritica. Non c’era bisogno che lo leggessi a letto.
[Fabio Lotti]

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Fabio, ma tipo dedicarsi ad altre letture? ;-) (niente contro Ruggeri, che stimo e apprezzo molto come cantautore, ma ci sono un sacco di ottimi gialli in circolazione attualmente: come fai a trovare la forza di sciropparti 'sta roba?)

Emilio G

Anonimo ha detto...

Caro Emilio
ho un difetto. A me non piace criticare per "sentito dire" inoltre, come sostengono i miei amici, leggo anche le merde per strada. Poi, voglio dire, anche le cazzate hanno un loro ruolo positivo, via! Leggi qui http://soloscacchi.altervista.org/?p=25744 ... :-)
Fabio

sartoris ha detto...

@Fabio, anche io ti apprezzo per il coraggio (ma Corona come hai fatto, santo cielo? bisogna avere le palle, evidentemente ce l'hai:))))))

Anonimo ha detto...

C'è qualcosa di masochistico in me. A volte rileggo anche i miei libri... :-)
Fabio
P.S.
Tengo a precisare che certi libri non li compro.

Annalisa ha detto...

Non so... Da ex-appassionata del cantante Ruggeri (prima che si dedicasse convinto agli Ufo), da lettrice di altre sue cose (i primi semplici ma a volte interessanti racconti, deliziose poesie), memore di alcune canzoni efficaci e commoventi ("Il Natale dei ricordi" è stato ad esempio riciclato nel libro, ma con quale annacquato risultato),
mi domando come mai Ruggeri abbia sconfessato gli esperimenti letterari precedenti (solo tentativi ingenui, dice), perché finalmente ha scritto il Romanzo.
Che cosa ci ho trovato? A parte la scrittura sapiente di uno che con le parole ci ha a che fare da anni, e bene?
Ci ho trovato la confessione di un cantante di mezza età che giustifica certe sue scelte personali attribuendole a un attore di mezza età, e tirando in lungo questa confessione per farci vedere quanto in fondo noi dobbiamo giustificare che gira l'Italia per teatri scopandosi questa e quella (tanto gli corrono tutte dietro), trascurando la famiglia (ma questo, a quanto pare, non è di Ruggeri, non del tutto), e così via.
Coup de théatre finale per chiudere (appunto) il cerchio, in una soluzione che per me è anche poco chiara (non ho capito bene, per esempio, la faccenda del figlio, la sua reazione e mi scuso se ne accenno così vagamente e ambiguamente per via del possessivo attribuibile a chiunque: è per non togliere la sorpresona :-D a chi lo leggerà). E, comunque, una soluzione un po' da saltimbanco. Che, in fondo, è solo quello che ha sempre detto di essere Ruggeri.
Con tutta la mia passata e sconfinata ammirazione, ho persino pensato che avesse fatto bene a dedicarsi agli extraterrestri...

Anonimo ha detto...

Non avevo letto niente di Ruggeri e dunque per me è stata una sorpresa positiva. Al di là del fatto che sottintenda una sua storia il libro mi pare dignitoso, accettabile. Rispetto a quelli di Pupo e Corona, poi, un vero capolavoro.
Fabio

sartoris ha detto...

@wow, Annalisa, quasi una contro-recensione, brava anche tu (anche te, come dicono i gggiovani:)))

Anonimo ha detto...

Sempre graditi i commenti, gli appunti, le critiche che mi fanno sentire ancora vivo. Anche se per poco... :-)
Fabio

Annalisa ha detto...

Sì, sì, è indubbio che io consideri Ruggeri capacissimo di scrivere buone cose (ripeto: alcune poesie, nitidamente in rima e con ritmo classico, nella raccolta ", per pudore", sono davvero belle e commoventi); alcuni racconti (tra i primi) piacevolmente insoliti o piacevolmente 'soliti'.
Probabilmente non gli perdono
-di aver raccontato, a suo tempo, di come avesse spedito un manoscritto alla Feltrinelli con il nome falso, e di come la Feltrinelli lo avesse scelto e pubblicato senza sapere che fosse lui;
-di aver disconosciuto i lavori precedenti in favore di quello che è, sì, un romanzo, ma non particolarmente brillante;
-di aver usato la sua storia non tanto come sottinteso (questo, direi, è spesso vero, in cuò che si scrive) quanto come giustificazione (ovvio, questa è l'impressione che ha dato a me, non è una cosa detta in assoluto).
Quanto a essere meglio di Pupo e Corona, non posso dire nulla, no avendo avuto il fegato di leggere niente dei sopra citati; se avessi letto qualcosa, avrei potuto dire: ma come?, come si osa accostare a quei due Ruggeri (che, comunque, è pur sempre uno che di cosa da dire ne ha, e sa dirle bene)?
Firmato: una che, comunque, Ruggeri lo ha sempre amato tanto e lo usa come colonna sonora delle sue lezioni scolastiche ;-)

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo, Annalisa, nel "non particolarmente brillante" e ti faccio i complimenti perché mi sa che tu sia un'ottima insegnante. Così a naso... :-)
Fabio
P.S.
Per leggere Corona e Pupo ci vuole solo il mio stomaco. Però è pure un viaggio nell'orrore che dà i suoi bravi brividi.

Anonimo ha detto...

A me il libro è piaciuto, di solito non leggo libri gialli ma questo mi ha incuriosito perchè ne avevo sentito parlare in tv. L'ho trovato molto scorrevole e ho apprezzato il ritratto familiare e le relazioni tra i vari personaggi. Sicuramente non è un capolavoro ma una piacevole lettura di evasione. In quanto libro giallo però non credo di avere capito la fine... se a voi è chiara potreste spiegarmela?