venerdì 4 marzo 2011

Hemingway & Bukowski

Cos’ha che fare questo, con qualsiasi altra cosa? pensai. Cosa importa? La gente bada a fare le mosse che non contano. Quando fai una mossa, tutto dovrebbe essere matematicamente previsto. Questo è quanto Hemingway imparò dalle corride e mise in opera nelle sue opere. Questo è quanto io imparo all’ippodromo e metto in pratica nella vita. Il buon vecchio Hem e il vecchio Buk.
«Pronto, Hem? sono Buk.»
«Oh Buk, mi fa piacere sentirti.»
«Pensavo di venire lì da te a bere un goccio.»
«Oh volentieri, ragazzo, ma vedi, mio dio, insomma non sono in città per adesso, diciamo.»
«Ma perché l’hai fatto, Ernie?»
«Hai letto quello che hanno scritto, no? Dicono ch’ero fissato, che mi immaginavo le cose. dentro e fuori dal manicomio. Dicono che mi figuravo che il telefono era sotto controllo, che la CIA mi pedinava, che mi spiavano. Sai, non che facessi politica, ma ho sempre avuto rapporti con la sinistra. La guerra in Spagna e merdate del genere.»
«Si, la maggior parte di voi letterati pendete a sinistra. Sarà romantico, ma può trasformarsi in una trappola.»
«Lo so. Ma sul serio, avevo un malditesta infernale, e sapevo di non essere più quello di una volta. E quando hanno preso sul serio Il vecchio e il mare, ho capito che il mondo era marcio.»
«Lo so. tornasti al tuo stile d’un tempo. ma adesso non era più vero.»
«Lo so, non era vero. poi son venuti il premio, gli incubi, la vecchiaia. e dai a bere come un rimbambito, e a raccontare storie a chiunque capitasse. dovevo farmi saltare le cervella.»
«Okay, Ernie, ci vediamo.»
«Si, senz’altro, Buk, senz’altro.»
Riagganciò.
(…)
Sicché eccomi là per la strada, Charles Bukowski, amico di Hemingway. Ernie, non ho mai letto Morte nel pomeriggio. Dove me ne procuro una copia?

dal racconto Pazzia notturna per le strade
in STORIE DI ORDINARIA FOLLIA, (Ed. Feltrinelli)

4 commenti:

Luca Conti ha detto...

Peccato che nella traduzione italiana i personaggi parlino in maniera così balorda. Mah!

sartoris ha detto...

@Luca queste sfumature io non so coglierle, col mio inglese da scolaretto, per cui mi affido al tuo giudizio. (devo dire che ti sento spesso critico, nei giudizi sui tuoi colleghi, e poiché mi fido della tua sensibilità ho idea che in Italia il tuo lavoro stia vivendo un pessimo momento, quanto a professionalità:-(

Luca Conti ha detto...

Omar, io sono spesso critico (prima di tutto con me stesso) ma non, ovviamente, per partito preso. Il problema è che troppo spesso si leggono, come in questo caso, scambi di battute che ricalcano in maniera pedissequa sintassi e terminologia anglosassone, e che tutto suonano in italiano fuorché naturali.

Dimmi tu se è accettabile una frase come «Lo so. tornasti al tuo stile d’un tempo. Ma adesso non era più vero.» Se qualcuno ti apostrofasse in questa maniera, come minimo penseresti che è appena sbarcato da Marte.

Certo, questa è una traduzione che ha parecchi anni. Però è firmata da un collega che ai suoi tempi godeva di ottima stampa ed era assai considerato dagli editori. Molte delle sue traduzioni (le vecchie di Philip Roth per Bompiani, per esempio) le ho lette con piacere; direi che questo non è uno dei suoi risultati migliori. Capita.

sartoris ha detto...

@Luca: ma io sono d'accordissimo con te (tra l'altro questo stralcio l'ho pescato in rete perché non avevo voglia di ribattere il testo dalla mia vecchia edizione). Infatti non volevo dire - spero sia chiaro - che tu sia critico per partito preso. Anzi, secondo me lo fai proprio perché sei innamorato del tuo lavoro (e della buona letteratura) e questo traspare, sai? È una delle ragioni per cui sono lieto di averti conosciuto (anche se solo "in rete") e di poterti annoverare nel gruppo di persone che stimo in questo nostro maledetto mondo editoriale!!!