lunedì 1 settembre 2014

la faccia nel vento di Sam...

Sam ragazzo del west: trattasi di un originale anime d'impianto country-western ideato nel 1973 dal duo Soji Yamakawa e Noboru Kawasaki, dotato - nella versione nostrana - di una delle più incisive sigle eseguite da Nico Fidenco.
L'assoluto protagonista della serie è il mezzosangue Sam (Isamu nell'originale: 荒野の少年イサム, Koya no shōnen Isamu è infatti il titolo nativo dell'opera, che si srotola lungo due stagioni invero abbastanza slegate tra loro) un giovane alle prese con il manifesto razzismo che impregna la rozza società occidentale di fine '800. Figlio di una giovane pellerossa e di un maestro giapponese, il ragazzo girovaga senza meta per il deserto cercando di ritrovare il padre scomparso. Salvato e accolto da una troika di sanguinosi tagliagole (da cui apprende l'utilissima arte di maneggiare il revolver), Sam comprende però presto l'abominio in cui la sua giovinezza sta consumandosi e abbandona pertanto i malviventi al loro peregrinare in cerca di banche da svaligiare per continuare la sua ricerca disperata. Il suo viaggio sarà duro e doloroso, ma il cammino gli permetterà d'incontrare gente d'ogni risma (escamotage abbastanza classico che permette agli autori di passare in rassegna tutti i topoi del genere: dalla puttana dal cuore d'oro al vecchio cercatore di pepite). 
C'è poco altro da dire su questo indimenticabile cartone animato, approdato in Italia alle idi degli anni 80 e capace di trattare temi forti come il razzismo e la perdita dell'infanzia (senza lesinare in tensione e crudeltà) guardando ora all'estetica dei film di Sergio Leone e ora al patetismo melodrammatico di Senza Famiglia. Il doppiaggio italiano dell'epoca risulta come al solito impeccabile e nel complesso la cura della casa nipponica circa i vari personaggi che compongono il nocciolo della narrazione si mantiene su livelli qualitativi più che apprezzabili, quantunque siano evidenti - visti con gli occhi smaliziati di un consumatore odierno di audiovisivi - i limiti della costruzione della storia, sovente schematica quando non abborracciata; ma sono oggi palesi anche le carenze della pura costruzione dinamica del prodotto, al pari della pressoché totalità dei cartoni animati provenienti dal Sol Levante in quegli anni vittima di numerose tare produttive dovute in massima parte alla velocità di realizzazione (staticità delle figure, imperizia nelle anatomie, fondali ripetuti all'infinito). Ma colpisce ancora oggi il grado di violenza subita dal protagonista, nonché l'ingenua ma sincera poesia toccata in alcuni episodi.

2 commenti:

LUIGI BICCO ha detto...

Eh, ragazzo, ma tu mi tiri fuori certi classici? Ricordo benissimo ancora oggi l'aria tragica che si respirava qui e lì nella serie.

Che peccato. Sarebbe proprio carino rivederne qualche episodio.

...

OPS!

sartoris ha detto...

Eh ma infatti è pazzesco... sul web si trova tutto... ma davvero tutto (ho quasi nostalgia di quando per saperne di più sui nuovi canali televisivi ero costretto a scartabellare sulle guide cartacee di mia zia:-))))